Cronache

L'audio choc del killer: "Ho registrato la sua voce prima che morisse"

Mirko Genco, reo confesso dell'omicidio di Juana Cecilia Loayza Hazana, avrebbe registrato gli ultimi 60 minuti di vita della 34enne prima di accoltellarla alla gola

L'audio choc del killer: "Ho registrato la sua voce prima che morisse"

Voleva "la sua voce" e così l'ha registrata per circa un'ora prima di ammazzarla. È l'ultima, agghiacciante rivelazione sull'omicidio di Juana Cecilia Loayza Hazana, la 34enne di origini peruviane residente a Reggio Emilia, sgozzata dall'ex al parco. Mirko Genco, reo confesso del delitto, non ha mancato di rivelare i dettagli macabri della truce esecuzione: "Volevo conservare per ricordo la voce della giovane, perché sarebbe stato l'ultimo giorno in cui l'avrei vista: sua madre non voleva che ci incontrassimo", si è giustificato nel corso dell'interrogatorio in caserma.

L'audio choc

Un audio rabbrividente, l'ultima testimonianza di Cecilia ancora viva. Per sessanta minuti Mirko Genco, 24enne albanese, ha tenuto acceso il registratore vocale del suo smartphone. Erano al parco, insieme (lui e Cecilia), nella notte tra venerdì e sabato. Quel parco a pochi passi dalla polveriera e dall'abitazione della 34enne. E così ha deciso di tenere traccia dell'ultima chiacchierata con la ex prima di tramortirla. Dopodiché si sarebbe introdotto nell'abitazione della 34enne per recuperare un coltello da cucina, l'arma del delitto che i carabinieri del Nucleo Investigativo hanno ritrovato a pochi passi dal cadavere insanguinato. In quella registrazione, ora al vaglio degli inquirenti, sarebbe fissato anche il momento in cui Genco avrebbe abusato in modo meschino di Cecilia, un po'alticcia per via della serata trascorsa con amici. L'orrore in poco più di 60 minuti.

Chi è Mirko Genco

Un killer che ha agito con "fredda lucidità" - scrive il cronista de Il Giorno - , imperturbabile anche durante l'udienza di convalida dell'arresto. "È l'unica misura capace di proteggere la collettività", scrive il sostituto procuratore di Reggio Emilia ha definito l'albanese un soggetto "socialmente pericoloso". Ma la pericolosità di Genko era già nota alla magistratura. Lo scorso 3 novembre aveva incassato un condanna a due anni, con pena sospesa, per stalking. L'unico obbligo che gli era stato prescritto riguardava la frequentazione di un corso riabilitativo per "uomini violenti". Un corso che però di fatto non era nemmeno ancora iniziato (aveva fatto solo un incontro preliminare il 16 novembre). Nella giornata di giovedì 25 novembre, la titolare delle indagini Maria Rita Pantani ha precisato: "Nessun programma è mai stato predisposto e nessuna presa in carico del soggetto c'è mai stata". E poi arrivato quel drammatico venerdì.

Il ricordo di Cecilia

Di Cecilia resta il ricordo di un dolce sorriso nell'immagine del profilo social. La madre della 34enne era approdata in Italia da Lima qualche settimana fa per aiutarla col bimbo che la giovane aveva avuto da una precedente relazione. Dal Perù giunge anche il grido di dolore di una delle sorelle che, attraverso i social, ha diffuso un tributo fatto dai pompieri di Lima per la trentaquattrenne. "Ci fa male non poterti dare l'ultimo addio con la distanza così lontana che ci separa - ha scritto la sorella di Cecilia su Facebook -Sarai sempre nel nostro cuore, ti ricorderemo sempre con le tue risate, le tue ricorrenze, e la brava persona che eri.

Ti amiamo tanto".

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