Cronache

Lauree ad honorem ai vip Ma l'università non esiste Truffati Banfi e Buttiglione

L'apertura dell'anno accademico si teneva addirittura a Roma negli immobili della Camera, ma l'ateneo "Giovanni Paolo I" di Caserta non è mai esistito

Lauree ad honorem ai vip Ma l'università non esiste Truffati Banfi e Buttiglione

Sulla pagina internet dell'ateneo campeggiava l’elenco dei vip insigniti delle lauree honoris causa o del titolo di cattedratico ordinario ad honorem. Da Lino Banfi a Rocco Buttiglione. Tutto a loro insaputa, però. Perché le lauree erano false così come l'ateneo.

Era solo uno stratagemma per attrarre l’attenzione di professionisti e imprenditori allettati dalla possibilità di "completare" gli studi e figurare nello stesso novero delle stimate personalità. Insomma, ignoti avevano messo in piedi un'università fantasma, "Giovanni Paolo I", con lo scopo di stringere legami con nomi illustri del panorama politico, ecclesiastico e culturale italiano, e poi trarne dei benefici. 

La procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) ha disposto il sequestro del sito web del fantomatico ateneo, privo di ogni legame con il Vaticano e con Papa Luciani.  La falsa università aveva sede nei locali di servizio di un’associazione di artigiani mentre per gli uffici del Rettorato era stato scelto un appartamento vuoto di Latina.

Tutto era stato architettato in maniera quasi perfetta: oltre ai nomi illustri tra i suoi laureati, c'erano anche strutture didattiche e scientifiche, facoltà, dipartimenti e scuole di specializzazione. Su Youtube era stato pubblicato persino un video riguardante una presunta inaugurazione dell’anno accademico, avvenuta nel prestigioso Palazzo Marino, immobile di rappresentanza della Camera dei Deputati, proprio alla presenza dell’onorevole Rocco Buttiglione.

La fasulla Università era guidata dal prof. Luciano Ridolfi, ovviamente anch’egli laureato, ma nel fantomatico ateneo svizzero di Jerisau.

Già dal giugno del 1993 l’ateneo fantasma era stato diffidato dal Ministero dell’Istruzione e dell’Università dal proseguire le attività. La Giovanni Paolo I era stata anche inserita nella "black-list" delle organizzazioni che rilasciavano titoli di studio senza nessun riconoscimento nell’ordinamento universitario italiano.

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