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L'ennesimo (inutile) codice etico non salverà il Pd

C'è da stropicciarsi gli occhi a leggere che la soluzione ai problemi "morali" del Partito Democratico in Piemonte e in Puglia e in Campania (per ora) sarebbe l'ennesimo "codice etico"

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C'è da stropicciarsi gli occhi a leggere che la soluzione ai problemi «morali» del Partito Democratico in Piemonte e in Puglia e in Campania (per ora) sarebbe l'ennesimo «codice etico» annunciato dalla segretaria Elly Schlein e preparato dal senatore Antonio Misiani: una «rivoluzione morale e trasparente» che si accoda ad altri codici etici e statuti vari che si sommano ai vari collegi del probiviri, al comitato dei garanti, al codice di autoregolamentazione, alla legge anti-corruzione, al codice antimafia varato da Rosy Bindi, tutto ovviamente sotto l'egida della grande «Questione morale» lanciata da Enrico Berlinguer nel 1981.

I primi passaggi del nuovo «codice etico» fanno pensare che sia tutto uno scherzo: ogni candidato dovrà fornire un certificato penale (già lo chiedeva Berlusconi nel 1994, ma noi pensavamo fosse una regola per tutti i partiti) e poi dovrà impegnarsi a denunciare condizionamenti tipo il voto di scambio o tentativi di corruzione.

Nota: siccome il non denunciare equivale a violare la legge, soprattutto se si è pubblici ufficiali, il «Codice etico» in pratica dice semplicemente che non bisogna compiere reati. Più che etico, è il codice penale. La neo «rivoluzione morale», comunque, andrà a fondersi col citato codice antimafia del 2011 e gli eletti, apprendiamo, si impegneranno «affinché gli enti locali adottino meccanismi di trasparenza amministrativa e di lotta alla corruzione e al condizionamento delle organizzazioni criminali». Come se, in precedenza, gli eletti potessero adottare l'opacità come regola e fottersene della corruzione e delle mafie locali. Nel fondersi col vecchio codice etico del 2008, ancora, al punto 3, si specifica che «le donne e gli uomini del Pd si impegnano a svolgere campagne elettorali con correttezza e un uso ponderato delle risorse, finanziate in modo trasparente e sempre accompagnate da un rendiconto finale». Fondamentale anche questo: prima i piddini evidentemente pensavano di poter spendere e spandere a caso, come miliardari russi, e senza dover rendere conto di niente a nessuno. Ma ora il codice etico risistemerà le cose.

Ovvio che siano tutte sciocchezze: le candidature resteranno decise dai segretari e dai rapporti di forza nel partito.

Indagati, rinviati a giudizio, condannati nei vari gradi, assolti ma chiacchierati, parenti e mogli e amichette, supplenti processate a Budapest: a decidere, pur impantanata nei propri moralismi, resterà la politica, o quel che ne rimane.

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