Europa

L'Europa deve copiare il buon senso dell'Italia

La ricetta Meloni su immigrazione, famiglia e ambiente è quel che manca alla Ue ideologica

L'Europa deve copiare il buon senso dell'Italia

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La premier Giorgia Meloni ha recentemente annunciato la sua intenzione di candidarsi alle elezioni del Parlamento europeo. Si tratta di un'ottima notizia perché l'Europa ha un disperato bisogno di una nuova direzione. Per decenni, i leader europei si sono spostati sempre più verso un'ortodossia ideologica di sinistra radicale e di scarso successo, allontanandosi dal buon senso. Su questioni che vanno dall'immigrazione all'energia, dalla politica estera alla famiglia, l'Europa ha bisogno di risvegliarsi dall'incubo di questa discesa, facendo proprio l'approccio intelligente adottato dall'Italia negli ultimi anni.

Consideriamo l'attuale direzione dell'Europa. Guidati dalla passione ideologica più che dal buon senso, i palazzi del potere a Bruxelles sono occupati da élite scollegate che provengono da una classe politica in servizio permanente, e il cittadino europeo medio viene lasciato indietro. Di conseguenza, programmi politici totalmente avulsi dalla realtà sono diventati comuni. Nella sua ossessione ideologica per il cambiamento climatico, la Commissione europea ha trascurato le esigenze pratiche degli agricoltori europei e ha invece introdotto regolamenti imponenti e asfissianti che avrebbero distrutto l'industria agricola europea. Solo di recente li ha attenuati, in risposta alle diffuse proteste degli agricoltori di Francia, Belgio, Portogallo, Grecia, Spagna e Germania. L'invasione russa dell'Ucraina è stata favorita in parte dalla dipendenza europea - soprattutto tedesca - da gas e petrolio russo per il proprio fabbisogno energetico, una scelta fatta da leader che hanno deciso di subordinare il mantenimento della deterrenza a un'insensata agenda climatica. La migrazione di massa sta imponendo costi enormi all'economia europea - un recente rapporto francese ha stimato in 1,8 milioni di euro i costi annuali - a causa di politiche di immigrazione ingenue e poco pratiche. Non dovrebbero essere necessarie guerre, proteste di massa e una crescente impopolarità perché i dirigenti di Bruxelles affrontino queste sfide e abbraccino il buon senso.

Negli ultimi anni, l'Italia ha fornito un modello per il tipo di leadership di cui l'Europa ha bisogno. L'approccio tenace, disciplinato e pratico della premier Meloni alle sfide che l'Italia deve affrontare merita un'ampia considerazione da parte del Parlamento europeo. Nell'affrontare il problema dell'immigrazione, la Meloni ha negoziato accordi bilaterali con le principali fonti di immigrazione clandestina in Italia - Tunisia, Turchia e Libia - e ha creato un accordo con il governo albanese per dirottare i potenziali migranti lontano dall'Italia, in modo che potessero essere ospitati in Albania mentre venivano esaminate le richieste di asilo. Di conseguenza, l'immigrazione illegale è crollata del 67% dal 2023 al 2024. Il suo governo ha anche riconosciuto la sfida posta dal Partito Comunista Cinese, ritirando l'Italia dalla Belt and Road Initiative, la cosiddetta «Via della Seta». In ogni occasione, la mentalità della Meloni è stata chiara: si è rifiutata di anteporre le rivendicazioni dei migranti o dei governi stranieri alle preoccupazioni degli italiani. La leadership europea dovrebbe fare lo stesso.

Le iniziative che la Meloni ha preso sul palcoscenico nazionale riflettono lo stesso impegno nei confronti dell'italiano medio. Le riforme volte al decentramento e alla deregolamentazione promettono di spogliare il governo del suo potere e di restituirlo agli elettori; lo stesso approccio dovrebbe essere adottato a Bruxelles, dando priorità all'autonomia nazionale e scoraggiando regole ideologiche di ampio respiro. Il governo Meloni ha anche stanziato un miliardo di euro per sostenere le madri e le famiglie, con un aumento degli aiuti finanziari alle madri lavoratrici con due o più figli, un incremento dei finanziamenti statali per gli asili nido e un prolungamento del congedo parentale. Lo stesso atteggiamento a favore della famiglia e della vita dovrebbe essere adottato a Bruxelles.

Il mondo occidentale si trova di fronte a partite impegnative. Le guerre, la sfida posta da Pechino, gli effetti destabilizzanti delle migrazioni di massa e la caduta dell'ideale di famiglia richiedono che l'Europa si svegli dal suo malessere strategico, metta da parte la follia ideologica e persegua politiche che garantiscano agli europei, da Rennes a Varsavia e da Oslo a Roma, la prosperità e il successo. Il desiderio di questo cambiamento esiste già tra molti europei; per realizzarlo è sufficiente che i leader siano disposti a farsi avanti, a rompere con le attuali ortodossie fallimentari e a presentare una visione che metta al primo posto le preoccupazioni degli europei comuni.

Prego che questo cambiamento inizi seriamente nei prossimi mesi; non sarà mai abbastanza presto.

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