Cronache

L'omaggio della vergogna al boia di italiani

Fabio Scoccimarro, assessore di Fratelli d'Italia, chiede al presidente sloveno Borut Pahor di rimuovere la scritta "Tito" che sovrasta il Carso e Gorizia. Ma da Lubiana solo silenzio assordante

L'omaggio della vergogna al boia di italiani

Un anno dopo la storica visita del presidente sloveno, il primo della ex Jugoslavia, alla foiba di Basovizza riappaiono i fantasmi della storia. Il capo dello Stato, Borut Pahor, in visita a Trieste ha fatto buon viso a cattivo gioco quando l’assessore regionale, Fabio Scoccimarro, di Fratelli d’Italia, gli ha chiesto ci cancellare l'enorme scritta "Tito" che sovrasta il Carso e Gorizia. Trieste e il capoluogo isontino sono città “martiri” occupate alla fine della Seconda guerra mondiale dalle truppe di Tito, che hanno deportato e infoibato gli italiani. “L'idea che ho proposto - spiega Scoccimarro - è quella di modificare l’ammasso di pietre che ora formano la scritta del maresciallo Tito (cui spero prima o poi l’Italia revochi l’onorificenza) in una croce cristiana che unisca i nostri popoli e ricordi tutte le vittime invece di alimentare antichi rancori".

Pahor è stato invitato in municipio dal sindaco del capoluogo giuliano, Roberto Dipiazza, per la consegna dei tre stemmi di Trieste in oro, argento e bronzo, la più importante onorificenza della città concessa solo una volta al presidente Carlo Azeglio Ciampi. Il primo cittadino ha spiegato che il riconoscimento è motivato dagli “ottimi rapporti che intercorrono tra Italia e Slovenia, ricordando il ruolo di Trieste, città amica, “ponte” del dialogo e della "concreta collaborazione quotidiana tra le nostre realtà e le nostre genti". Pahor ha ringraziato e ricordato il primo anniversario, che cade il 13 luglio, della visita alla foiba di Basovizza con il presidente Sergio Mattarella. Un "segno di fiducia e amicizia" e "una dimostrazione della nostra ferma volontà a voler far vincere quel senso di convivenza, amicizia, di futuro comune europeo”.

Scoccimarro

Scoccimarro rappresentava la Regione Friuli-Venezia Giulia, ma nessuno si aspettava che prendesse la parola lanciando un affondo all’ospite sloveno. "Ho espresso soddisfazione al Presidente Pahor per essersi recato alla foiba di Basovizza - spiega Scoccimarro - Un gesto simbolico di grande valore, che chiedevo da anni e che dimostra la volontà di rispettare la storia e porre le fondamenta di un futuro di rispetto tra i nostri popoli. Il mio auspicio é che venga imitato dai presidenti degli stati eredi della Jugoslavia”.

Forse non era il luogo più adatto, ma l’assessore ha messo il dito nella piaga delle cubitali scritte “Tito” sul monte Cocusso e Sabotino, che esistono da tempo. Oltre ad essere state rinnovate e illuminate quest’anno. Se vengono riconosciuti i crimini delle foibe è assurdo esaltare in stile desueto il responsabile delle stragi non solo di italiani. E ancora più vergognosa è l’alta onorificenza italiana concessa a Tito nel 1971, che campeggia sempre sul sito del Quirinale.

"Con lo stesso spirito di andare oltre gli odi e le divisioni del 'secolo breve' auspico anche la rimozione delle scritte 'Tito' ribadisce Scoccimarro - specie adesso che il governo sloveno ha iniziato a portare alla luce i crimini del comunismo di Tito e delle tantissime vittime, in tanta parte italiane ma ancora di piu slovene, croate e delle altre nazionalità yugoslave”.

Pahor non l’ha presa bene, ma ha fatto buon viso a cattivo gioco replicando con una stoccatina. Purtroppo non ha risposto sulla scritta Tito, nonostante si rechi anche lui alla commemorazione annuale delle decine di migliaia di vittime del maresciallo jugoslavo in Slovenia, dove una commissione governativa ha individuato 750 fosse, cave foibe dei massacri di prigionieri compiuti dai comunisti a guerra finita.

Il presidente sloveno ha preferito ricordare che la riconsegna a Trieste della casa della cultura slovena, decisa lo scorso anno con Mattarella, è in ritardo. Un altro nodo che sta venendo al pettine e coinvolgerà le istituzioni governative, locali e l’università di Trieste che erano tutte allineate e forse troppo remissive nel soddisfare le richieste di Lubiana.

La richiesta fuori programma, ma giusta, di Scoccimarro ha provocato un po’ di maretta. Per di più Pahor, accompagnato dal sindaco di Trieste, si è recato a Santa Croce, una frazione carsica, dove ha reso omaggio al monumento dei paesani “caduti nella lotta al nazifascismo”. Il 2 maggio 1945 Santa Croce ha vissuto ore drammatiche con la ritirata dei tedeschi. Trieste, però, negli stessi giorni veniva occupata dal IX Corpus di Tito, che iniziò la caccia agli italiani facendo sparire molti nel nulla.

Alla fine è intervenuto il presidente della Regione, il leghista Massimiliano Fedriga, che ha ringraziato il presidente Pahor “per la sua visita a Trieste, che rinsalda il vincolo di amicizia e fratellanza creatosi tra il Friuli-Venezia Giulia e la Slovenia”. Questo rapporto “è la dimostrazione che dopo il secolo in cui sono state imposte le divisioni, ora invece ci siamo incamminati lungo un percorso diverso, incentrato sulla comunione di intenti e di ideali”.

Speriamo che sia veramente così, ma le scritte Tito e la più alta onorificenza italiana al boia delle foibe sono sempre al loro posto.

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