Cronache

Morto Angelo Licheri, si calò nel pozzo per Alfredino

È morto a 77 anni Angelo Licheri, tra i primi ad arrivare a Vermicino, nel giugno 1981, quando Alfredino Rampi cadde nel pozzo artesiano

Morto Angelo Licheri, si calò nel pozzo per Alfredino

Rimase quarantacinque minuti a testa in giù, in un pozzo profondo, imbracato dalle corde da speleologo, per cercare di salvare la vita di Alfredino Rampi, il bimbo precipitato nel pozzo artesiano, a Vermicino (Roma), la cui tragedia tenne incollata davanti alla tv tutta l'Italia. Angelo Licheri era uno dei volontari che si impegnò, anima e corpo, per scongiurare il peggio. Purtroppo non ce la face. Purtroppo nessuno ce la fece, e il povero Alfredino morì. Licheri è morto la scorsa notte in una casa di riposo di Nettuno (Roma), aveva 77 anni.

Un altro dei volontari di quelle notti disperate dei primi di giugno 1981, Tullio Bernabei, lo ricorda in questo modo: "Se c’è un eroe di tutta quella brutta storia, una vicenda sovrumana, è Angelo Licheri. È un peccato che non abbia avuto nella vita quello che invece avrebbe meritato. Sapevo che non stava bene, ma la sua morte è stata inaspettata lo stesso per me. Ho il rimpianto di non aver condiviso più momenti delle nostre vite, non ho coltivato la sua amicizia, nonostante il legame creato tra noi dal destino".

"È stato un simbolo, un volontario puro - dice all'Adnkronos Rita Di Iorio, presidente del Centro Rampi - con il quale c'è sempre stato un rapporto molto stretto. Sapevamo che era malato da tempo e si può dire che ce lo aspettavamo da un momento all'altro. Ma è comunque un grande dolore, ha sofferto molto. Ci dispiace, lo abbiamo sempre stimato per il suo coraggio, era un volontario puro, un simbolo".

Licheri arrivò a 64 metri di profondità e sfiorò il bambino, come raccontò lui stesso in un'intervista a "7", l'inserto del Corriere della sera. "Gli ho tolto il fango dagli occhi e dalla bocca e ho cominciato a parlargli, dolcemente. So che capiva tutto. Non riusciva a rispondere ma l’ho sentito rantolare e per me era quella la sua risposta. Quando smettevo di parlare rantolava più forte, come per dirmi: continua che ti sto ascoltando".

Angelo si era calato nel pezzo per salvare Alfredino, ma non ci riuscì. Nell’ultimo che fece lo afferrò per la canottiera, poi iniziò a tirare ma si rese subito conto che il tessuto stava cedendo. Dovette desistere. Prima di farsi tirare su gli mandò un bacio e disse: 'Ciao piccolino'.

Per tutta la vita Angelo visse con il rimorso di non avercela fatta a salvare il bimbo, nonostante gli sforzi fatti. Fu una "sconfitta" che non si perdonò mai. Anche se rimase sempre, per tutti, l'angelo del pozzo.

Quello che arrivò più vicino e parlò con il povero Alfredino.

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