Coronavirus

L'affondo di Bassetti: "Omicron più veloce delle quarantene cervellotiche"

Matteo Bassetti ha nuovamente chiesto di rivedere la strategia di gestione della pandemia alla luce dei cambiamenti del virus con l'arrivo di Omicron

L'affondo di Bassetti: "Omicron più veloce delle quarantene cervellotiche"

Dopo due anni di pandemia, per Matteo Bassetti è giunto il momento di ritrovare una parvenza di normalità anche nel nostro Paese. La variante Omicron ha caratteristiche completamente diverse da quelle che l'hanno preceduta, il che rende non adeguate le misure che, finora, sono state adottate per contrastare l'avanzata del contagio. Questo è il pensiero del direttore del reparto di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova, che ad Agorà ha spiegato il suo punto di vista: "Il virus va più veloce sia delle mascherine all'aperto che di quarantene cervellotiche. La scuola deve tornare a essere in presenza: a casa ci sta chi sta male. Hai sintomi? Stai a casa e tre giorni dopo la scomparsa dei sintomi torni a scuola con tampone negativo. Gli altri devono andare a scuola regolarmente, senza fare milioni di tamponi come stiamo facendo".

Da tempo Matteo Bassetti richiama l'attenzione sulla necessità di rivedere norme e regole per imparare a convivere con il coronavirus, che stando ad alcuni recenti studi è diventato endemico. Il picco dell'emergenza è stato superato, le scene viste a dicembre con file interminabili nelle farmacie per un tampone ora, fortunatamente, sono un ricordo, anche se in alcune situazioni capita ancora di vedere persone in attesa per un tampone. Il medico ha richiamato l'attenzione su alcune situazioni limite che devono essere riviste per non rischiare una nuova emergenza. Fino a pochi giorni fa, per esempio, "c'erano città con 5 gradi e bambini sui marciapiedi delle farmacie in attesa di tampone per ore. Se non si sono contagiati dal Covid si sono contagiati da altro. Questo non è degno di un Paese civile".

Quello di Matteo Bassetti è un richiamo alla responsabilità delle autorità competenti e della politica, che deve trovare soluzioni maggiormente sostenibili per l'immediato futuro: "Abbiamo declinato la pandemia sulla base della pancia della gente. Oggi ho voglia di fare un tampone perché voglio andare da mia zia novantenne. È stato un esercizio sbagliato del tampone. Lo dico da tempo: il 'tamponificio Italia' non è servito assolutamente perché non ha tracciato e ha creato problemi, a scuola come nel lavoro. Dobbiamo passare alla fase della convivenza con il virus".

Intervistato poi in radio da Maurizio Costanzo durante Facciamo finta che, il programma che il giornalista conduce insieme a Carlotta Quadri in onda su R101, il professore ha fatto il punto anche sul Green pass: "Da quando è stato messo il Green pass abbiamo guadagnato il 30% di italiani vaccinati e adesso ci dobbiamo porre un obiettivo. Se l'obiettivo è di arrivare al 95% di persone protette tra i vaccinati e i guariti bene, se in primavera arriviamo al 95% perché dobbiamo continuare a chiedere il Green pass per entrare in un negozio o a bere un caffè?".

Per l'infettivologo, il problema è proprio l'ampliamento del certificato, che non dovrebbe più essere utilizzato nella vita di tutti i giorni: "Se vogliamo tenere il Green pass per prendere un treno a lunga percorrenza, un aereo va bene facciamolo, perché è un modo di rendere il mondo più sicuro, però per andare al bar, al ristorante, a comprarsi una camicia

sinceramente possiamo anche evitarlo. Anche perché l'Italia è un paese turistico e noi non possiamo pensare che la prossima estate a chiunque voglia prendere un caffè o comprare un souvenir dobbiamo chiedere il Green pass".

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