Guerra in Ucraina

Orsini disco-rotto va all'attacco degli Stati Uniti: "Vogliono la guerra"

Il professor Alessandro Orsini se la prende di nuovo con l'Italia: "Siamo un Paese satellite degli Stati Uniti". Ed esclude il suo futuro ingresso in Parlamento: "È inimmaginabile"

Orsini disco-rotto va all'attacco degli Stati Uniti: "Vogliono la guerra"

"Sono gli Stati Uniti che vogliono fare la guerra". È questa la tesi (discutibilissima) sostenuta da Alessandro Orsini che, nell'ultima puntata di Non è l'arena, è entrato a gamba tesa nei confronti degli Stati Uniti e non ha mancato l'occasione per attaccare pure l'Italia. Occorre però ricordare un aspetto fondamentale: la Russia ha iniziato il conflitto militare da oltre 80 giorni e sta continuando le sue offensive sul campo di guerra, senza risparmiare la popolazione civile. Altro che negoziati, mediazioni e cessate il fuoco: Mosca va avanti per la sua strada e in diverse occasioni ha paventato la minaccia nucleare. Chi sta facendo la guerra ora, in questo preciso momento, è ben noto. Al di là della allusioni di Orsini.

L'attacco di Orsini

Durante la trasmissione Orsini ha parlato della mancanza di una leadership europea nell'ambito della guerra tra Ucraina e Russia e ha puntato il dito contro il premier Mario Draghi accusandolo di implementare "le politiche americane". Un disco rotto ormai, con il mirino sempre ben puntato verso il governo italiano. Il professore sostiene che il problema sia contenuto tutto qui, anche perché l'assenza di una forte guida a livello dell'Unione europea è dovuta al fatto che non c'è un totale sostegno all'azione del presidente francese Emmanuel Macron. "Se l'Italia non si sgancia dalle politiche della Casa Bianca, cosa può fare Macron da solo?", si è chiesto il professore.

Orsini reputa l'Italia una pedina fondamentale nel contesto europeo. Per questo motivo ha sferzato il nostro governo e l'ha invitato a prendere una posizione netta contro l'invio di armi pesanti. Il che potrebbe fare da apripista a uno scenario del tutto diverso da quello attuale: "Dietro l'Italia verrebbero la Germania immediatamente (sta cercando solo l'occasione), la Spagna non ne parliamo nemmeno e la Francia anche". Tuttavia in gioco c'è la libertà e la pace in Europa: di certo l'Ucraina non può difendersi con le parole dagli orrori perpetrati dalla Russia e così il sostegno italiano alla resistenza di Kiev è una logica conseguenza.

Il professore ha speso pure parole dure all'indirizzo di Mario Draghi, accusato ancora una volta di essere il Lukashenko di Joe Biden. "L'Italia è un Paese satellite degli Stati Uniti". E per argomentare la propria tesi ha sottolineato il dialogo tra Draghi e Biden in occasione dell'incontro avvenuto il 10 maggio a Washington. Le contestazioni sono sempre le stesse nelle varie interviste: Draghi, Biden e Stati Uniti messi puntualmente insieme nel calderone delle accuse.

È bene sfatare questo luogo comune: Draghi non si è recato a Washington per "prendere ordini" da Biden. Il premier ha indicato la strada italiana: perseguire la pace sostenendo l'Ucraina, utilizzando ogni canale per la pace, per un cessate il fuoco e per l'avvio "di negoziati credibili". Ha interpretato il sentimento comune della popolazione italiana, che si dice contraria alla guerra e assolutamente favorevole alla fine del conflitto militare. I due si sono impegnati anche a lavorare insieme sulle crisi globali.

Orsini ha poi fatto notare che la mancanza della volontà di Vladimir Putin di sedersi al tavolo del dialogo è dovuta al fatto che l'Occidente continua a fornire armi alla resistenza ucraina, che a sua volta usa i nostri aiuti per uccidere i soldati russi. Peccato però che nel frattempo sia Mosca a non risparmiare la popolazione civile in Ucraina, dettaglio di non poco conto.

L'asse di Orsini con il M5S

Da settimane si rincorrono le voci su una possibile candidatura di Orsini con il Movimento 5 Stelle, ma il diretto interessato ha smentito una possibilità del genere. Il professore, facendo un discorso più in generale, ha dichiarato che un suo eventuale ingresso in Parlamento sarebbe un'afflizione profondissima: "Mi impedirebbe di studiare per 5 anni. Siccome il senso della mia vita è studiare, scrivere libri e fare ricerca, il mio ingresso in Parlamento è inimmaginabile sotto questo punto di vista". Le sue parole però sono pronte a essere ripescate, all'occorrenza, in occasione delle elezioni: qualche settimana fa Orsini in prima persona ha detto pubblicamente che voterebbe per Giuseppe Conte.

Chissà perché non c'è stupore.

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