Fumata bianca

Il Papa pronto a scegliere: come può cambiare la Chiesa italiana

Papa Francesco sta per scegliere il prossimo vertice della Cei. Ecco cosa si muove in Vaticano e quali sono i nomi dei possibili ecclesiastici individuati. Bergoglio spinge per un "cambiamento"

Il Papa pronto a scegliere: come può cambiare la Chiesa italiana

Sono anni che tra gli addetti ai lavori si parla del successore del cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana. Sa sempre uomo di dialogo e da tempo guida dei vescovi, ora è prossimo alla pensione. E Papa Francesco sembra avere finalmente messo mano al dossier per tracciare la rotta dell'avvenire della Cei.

L'appuntamento è per fine maggio, quando i presuli italiani avranno modo di procedere con una prima indicazione su chi sarà la guida di une delle più importanti "chiese" interne al cattolicesimo. Tuttavia, come abbiamo già avuto modo di spiegare, se è vero che il presidente della Cei viene selezionato attraverso una procedura consultiva, almeno in prima battuta, è vero pure che l'influenza del pontefice rispetto al nome conta parecchio. Anzi, conta più di tutto. Del resto funziona così: i vescovi riuniti propongono al Santo Padre una triade di nomi - la cosiddetta "terna" - e poi il vescovo di Roma individua l'ecclesiastico da nominare. La Chiesa cattolica non è una democrazia, in fondo. E le procedure interne restano ancorate a tradizioni inossidabili.

Dal momento che Jorge Mario Bergoglio, in questi nove anni e più di pontificato, ha dimostrato di saper stupire, risulta difficile avanzare pronostici sul nome che conosceremo - con buone probabilità - entro la prima settimana di giugno. Chi si aspettava, del resto, che per la segreteria per l'Economia, in sostituzione del cardinale George Pell, venisse incaricato il gesuita Juan Antonio Guerrero Alves, che non è nemmeno vescovo? Chi poteva immaginare l'apertura ai laici, come nel caso del Dicastero per la Comunicazione, così come per altri ruoli più o meno apicali della Curia romana?

Esistono troppe incognite per fantasticare sul (prossimo) futuro della Cei. Ma una novità sostanziale, in termini quantomeno di previsioni, c'è. Il Santo Padre, infatti, ha rilasciato un'intervista al Corriere della Sera in cui ha affrontato pure il capitolo della successione del presidente Conferenza episcopale italiana. "Preferisco che sia un cardinale, che sia autorevole", ha fatto presente il Papa, aggiungendo, con una certa puntualità, la ventilata necessità di un "cambiamento". Sappiamo quindi che Francesco preferisce un porporato. E sappiamo che, evidentemente, sarà un cardinale italiano. Sono due indizi abbastanza vaghi ma che consentono quantomeno un ragionamento.

La Chiesa cattolica italiana sarà, sempre per volontà del successore di Benedetto XVI, chiamata presto ad un sinodo che la renda più simile alla "Chiesa in uscita" e meno associabile alle logiche curiali e a quel "chiacchiericcio" che il Santo Padre contrasta con scelte concrete e pastorali. L'uomo che prenderà il posto di Bassetti non potrà che essere un ecclesiastico in grado di rappresentare l'indirizzo di un'Ecclesia volta ad uscire da se stessa, per avvicinarsi al popolo dei fedeli. Questa resta l'impronta più tangibile della "teologia del popolo", che è poi la chiave interpretativa e la guida teorica di ogni passo compiuto da Bergoglio.

Ed è in base a questi indizi e a questi cambiamenti effettuati e richiesti dal pontefice argentino alla chiesa italiana, che è possibile provare a riflettere su alcuni che circolano negli ambienti ecclesiastici. Quello del cardinal Matteo Maria Zuppi, per esempio, arcivescovo di Bologna ed ecclesiastico proveniente dalla Comunità di Sant'Egidio, è un nome "sussurratissimo". Ma i bene informati non escludono che Zuppi possa essere il "candidato" di una larga parte del collegio cardinalizio al prossimo conclave. Se davvero si stesse ragionando su Zuppi quale prossimo pontefice, allora sarebbe complesso ipotizzare che i vescovi italiani lo possano proporre a Bergoglio come guida della Cei. Esistono poi altri profili che vengono spesso riportati dalle cronache. Uno è l'arcivescovo di Siena, il cardinale Augusto Paolo Lojudice. Un altro nome è quello di monsignor Erio Castellucci, arcivescovo-abate di Modena, che però non è cardinale (Bergoglio, in caso, lo creerebbe). Qualcuno parla del cardinale vicario Angelo De Donatis. Ma si fanno anche i nomi di Antonino Raspanti, vescovo di Acireale e monsignor Domenico Battaglia, che è l'arcivescovo metropolita di Napoli. Anche in questi ultimi due casi Bergoglio dovrebbe in caso optare per la creazione, visto che nell'intervista ha parlato di preferenze verso un cardinale. Per la Chiesa italiana non resta che attendere: la scelta può essere indicativa dei vari percorsi intrapresi non solo dai vescovi del Belpaese, ma anche della Chiesa pensata da Francesco.

Anche per il suo futuro.

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