Politica

Il porto d'armi non è reato

Il porto d'armi, a quanto pare, è un reato (morale). Siamo già in campagna elettorale e durerà a lungo, fino al 2023.

Il porto d'armi non è reato

Il porto d'armi, a quanto pare, è un reato (morale). Siamo già in campagna elettorale e durerà a lungo, fino al 2023. Questo significa che la politica sarà sempre più dettata dalla cronaca e giorno per giorno avremo un caso, una polemica, una santa indignazione da sviscerare per colazione. Non ci sarà tempo per immaginare il futuro, saremo inchiodati al presente, a discutere del rosso e del nero su ogni cosa. Batti e ribatti, in un ping pong senza senso, dove ognuno si schiera di qua o di là, senza sorpresa. Ecco allora il piatto del giorno. Luca Bernardo, candidato sindaco per il centrodestra a Milano, pediatra e primario al Fatebenefratelli, si prende il fango in faccia per una pistola.

È quella che ogni tanto porta con sé perché nella vita non si sa mai. La rivelazione, sotto forma di accusa, dal consigliere regionale di +Europa Michele Usuelli: va in giro con la pistola, lo sanno tutti. Il gioco è fare sponda con i fatti di Voghera, con un sottotesto. A destra sono tutti pistoleri. È una logica furbetta. Massimo Adriatici, assessore leghista, verrà giudicato in tribunale.

Bernardo invece è già moralmente colpevole. Il porto d'armi lo condanna. Non importa il come e il perché. Bernardo ha ricevuto minacce. Bernardo non va armato in corsia. Bernardo lascia in genere la pistola in cassaforte. Bernardo fa quello che fanno molti medici, compreso Pierpaolo Sileri, viceministro alla Salute. È una protezione e tutti sperano di non averne bisogno, di non dover mai utilizzare quell'arma. C'è però che quello del dottore sta diventando un mestiere difficile. Molti non si sentono sicuri. È una vergogna? È un segno politico? È una scelta incompatibile con la candidatura a sindaco? Bernardo, soprattutto, ha il porto d'armi. È una facoltà prevista dalla legge e concessa dallo Stato. Ci sono regole e condizioni. È qui che si comincia a camminare nel terreno dell'ipocrisia.

Chi considera la licenza a portare le armi un peccato dovrebbe contestare la legge. Abolirla. Addirittura dovrebbe cancellare il concetto di legittima difesa. Non esiste. Se hai un'arma sei di fatto un potenziale pistolero.

Chi punta l'indice contro Bernardo naturalmente non arriva a questo. L'indignazione infatti non nasce dalla filosofia della non violenza. Non è questo il centro del discorso. Non è il porto d'armi. Il centro è Bernardo. Il centro è la sua appartenenza. Non è pregiudizio.

È malafede. La denuncia nasce da motivi contingenti, che sono ormai un abito mentale.

È la competizione elettorale che giustifica qualsiasi colpo basso. È il vizio di rispondere al candidato di centrodestra con una campagna di demonizzazione. Ecco, vedete, questa è la politica di sicurezza dello sfidante di Giuseppe Sala. È la voglia di inchiodare l'avversario politico a una pistola. È il marchio da sindaco sceriffo.

«Ma io - dice Bernardo - lo sceriffo non l'ho fatto neppure a Carnevale».

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