Cronache

Il processo a Grillo jr. con tempi da moviola. E una teste chiave non si presenta in aula

La prossima udienza per il figlio di Beppe accusato di stupro tra un mese

Il processo a Grillo jr. con tempi da moviola. E una teste chiave non si presenta in aula

Già un anno fa, inaugurando l'anno giudiziario, il presidente della Corte d'appello di Cagliari scrisse che nel tribunale di Tempio Pausania si era davanti alla «vera e propria paralisi dell'attività giurisdizionale verificatasi in vasti settori» a causa del fuggi fuggi di magistrati e cancellieri. Da allora nulla è cambiato, l'allarme al ministero della Giustizia è come se non fosse arrivato. La conseguenza si materializza ieri, quando nel palazzo di giustizia nel cuore della Gallura si apre il processo più delicato di sua competenza: il dibattimento a carico dei quattro giovani genovesi accusati di avere violentato una coetanea, la notte del 16 luglio 2019, in una villa di Arzachena.

Sarebbe un processo importante anche se tra gli imputati non ci fosse Ciro Grillo, il figlio di Beppe, ex comico e fondatore dei 5 Stelle: perché è il processo a una degenerazione dei rapporti umani, dove appare normale che una ragazza venga portata in una casa, che si ubriachi o la si faccia ubriacare, che - volente o meno - la si passi di mano in mano. Ma il nome di Grillo junior ne ha fatto inevitabilmente un processo ad alto impatto politico, specie dopo il furibondo sfogo di Grillo senior in difesa del ragazzo.

Eppure i ritmi del processo sono da terzo mondo. Ieri praticamente non succede niente, l'unica testimone davvero importante - la carabiniera che raccolse, dieci giorni dopo i fatti, la denuncia della ragazza - non si presenta in aula per «legittimo impedimento», ed è un peccato perché fu lei la prima a vedere in faccia la studentessa, e a poterne oggi descrivere le condizioni, la precisione dei ricordi, le eventuali contraddizioni. Invece la Procura si deve accontentare di altri cinque testimoni, tutti carabinieri, mandati a eseguire i primi accertamenti. Niente di rilevante, anche se il difensore di uno degli imputati, Antonela Cuccureddu, fa già sapere che «ci sono delle incongruenze». Il problema vero è che la prossima udienza si farà solo il 6 luglio, per sentire la marescialla che ieri non è potuta venire. E ancora più significativo è che il processo rischi a quel punto un nuovo stop, perché non è sicuro che gli apparecchi elettronici disponibili in aula consentano di riprodurre i video e gli audio acquisiti agli atti. E di cui giustamente la Cuccureddu chiede «che siano resi visibili e ascoltabili sin dalla prossima udienza».

Il tribunale ha fatto sapere che «verificherà».

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