Un'inchiesta è stata aperta ad Agrigento sulle modalità di sversamento delle navi usate per la quarantena dei migranti. A dichiararlo è stato nelle scorse ore il procuratore della città siciliana, Luigi Patronaggio.
Il caso è diventato noto dalla denuncia contenuta in una puntata della trasmissione Report a metà dicembre, dedicato alle modalità con le quali le navi in Italia gestiscono i reflui prodotti a bordo. È emerso che anche i mezzi usati per ospitare i migranti in isolamento non hanno mai conferito le acque nere presso i centri specializzati in Sicilia.
A confermarlo il 19 dicembre scorso su IlGiornale.it è stato anche Claudio Lombardo, presidente dell'associazione MareAmico Agrigento: “Purtroppo alcuni sospetti sono diventati realtà dopo aver visto la trasmissione Report – aveva dichiarato Lombardo – Vale a dire nessuna nave scarica le acque nere nei centri specializzati. E questo vale anche per le navi quarantena”.
Una circostanza quest'ultima ancor più grave se si considera il delicato periodo sanitario che ancora oggi l'Italia sta vivendo a causa della pandemia da coronavirus. Le navi per la quarantena, usate proprio per isolare eventuali positivi tra i migranti approdati lungo le nostre coste, potrebbero avere a bordo persone che hanno contratto il Covid. Dunque rifiuti e acque nere prodotte a bordo dovrebbero essere trattate con maggiore accuratezza.
“È vero che le navi hanno a bordo i depuratori – aveva proseguito Lombardo su IlGiornale.it – ma sappiamo se funzionano? E poi, chi farebbe il bagno dove a poca distanza ci sono navi con positivi a bordo che scaricano a mare? In tempi di pandemia, ogni precauzione non è mai troppa”. Per questo con la sua associazione lo stesso Claudio Lombardo aveva presentato nella settimana antecedente il Natale un esposto alla procura di Agrigento.
Il fascicolo è stato quindi aperto: “Sono in corso accertamenti sull'eventuale sversamento di acque di sentina e reflue da parte delle navi quarantena su cui sono collocati i migranti – ha dichiarato oggi il procuratore Patronaggio ascoltato in videoconferenza dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti – al largo delle coste dell'Agrigentino, in particolare Porto Empedocle”.
“C'è una indagine – ha proseguito Patronaggio – della Capitaneria di porto. Queste acque a una certa distanza dalla costa non possono essere sversate in mare. Stiamo facendo degli accertamenti in tal senso”.
Secondo la convenzione Marpol, siglata nel 1973 e che regola lo smaltimento dei rifiuti in mare, le acque nere possono essere sversate quando ci si trova a una distanza di oltre 12 miglia dalla costa. Entro questo spazio invece, i rifiuti possono essere gettati in mare soltanto se la nave è dotata di specifici depuratori. Che sulla carta quasi tutti i mezzi hanno, ma sulla cui funzionalità sono sorti non pochi dubbi da parte di chi ha curato l'inchiesta su Report.
È proprio su questo punto che la procura di Agrigento sta indagando.Capire cioè se davvero rifiuti provenienti da navi che ospitano potenzialmente diverse persone positive al coronavirus siano stati o meno regolarmente smaltiti e, soprattutto, a che distanza dalla costa.
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