Coronavirus

"Prove costruite". Assolto il medico accusato di omicidio colposo durante il Covid

L'accusa imputava al medico la somministrazione di due farmaci letali ai malati di Covid per i quali si è sempre dichiarato innocente

"Prove costruite". Assolto il medico accusato di omicidio colposo durante il Covid

Assoluzione da parte della corte d'assise di Brescia per il medico Carlo Mosca, accusato di omicidio volontario. Il medico era stato sospeso dal pronto soccorso dell'ospedale di Montichiari ed era a processo per la morte di due pazienti Covid di 61 e 79 anni, ricoverati a marzo 2020. L'accusa aveva chiesto 24 anni di carcere per omicidio volontario, la difesa l'assoluzione sostenendo che "dietro questa vicenda ci sia tutta una macchinazione".

L'uomo si trovava agli arresti domiciliari dal 25 gennaio 2021. Secondo l'accusa il medico avrebbe somministrato Propofol e Succinilcolina, "farmaci incompatibili con la vita" che andrebbero utilizzati prima dell'intubazione di un paziente. Intubazione che nei casi in questione non è mai stata eseguita. "Nessuno ha visto Mosca somministrare i farmaci ma l'intercettazione ambientale del 2 luglio 2020, quando Mosca risponde 'eh sì' a chi gli chiede se avesse usato quei farmaci è stata ritenuta un'ammissione. Ed è alla base, insieme alla presenza del Propofol nel corpo di uno dei cadaveri riesumati, della richiesta d'arresto", ha detto in aula il pm Federica Ceschi.

A denunciare il caso è stato un infermiere ma il medico si è sempre professato innocente, parlando di complotto: "Io non ho somministrato il Propofol. Qualcuno ha voluto farmi del male e può averlo iniettato a paziente già morto". Una "spiegazione fantasiosa, una assurdità", per il pm Ceschi, secondo cui "l'unico che ha avuto lo spazio e il tempo per iniettare il Propofol è stato Mosca". La difesa del medico sospeso del Pronto soccorso di Montichiari ha chiesto invece l'assoluzione: "Siamo davanti a una serie di prove costruite. A partire dalla chat tra gli infermieri che si scambiano una foto con fiale di farmaci gettate in un cestino". Così ha dichiarato l'avvocato Elena Frigo, sottolineando che i "due infermieri lo accusano ma in aula si contraddicono, mentre un intero reparto sta dalla parte di Mosca e non crede alle maldicenze diffuse dai due infermieri. Non sappiamo che cosa abbia spinto le due persone a dire quelle cose. Ma riteniamo che l'ipotesi accusatoria sia fantascientifica".

Dopo due ore di camera di consiglio la corte d'assise di Brescia ha disposto la cessazione della misura degli arresti domiciliari.

Inoltre, è stata disposta anche la trasmissione degli atti in procura per calunnia nei confronti dei due infermieri che avevano accusato il medico.

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