Cronache

La rabbia nella notte, la "sindrome di Medea": cosa nascondeva Martina Patti?

L'ex compagno si stava rifacendo una vita e sembrava contento. Lei invece era rimasta sola e aveva paura che le togliessero l'unica persona che amava: sua figlia

La rabbia nella notte, la "sindrome di Medea": cosa nascondeva Martina Patti?

Una domenica passata con i nonni paterni. Il tipico pranzo domenicale siciliano. L'affetto della famiglia, i giochi con gli zii e le coccole. Tutto questo è quello che Elena ha vissuto prima di morire. La bambina era felice, loro la rendevano felice. E se si fosse affezionata più a loro che a lei? La rabbia covata da Martina Patti, la mamma della piccola, stava diventando ingestibile. Ancora di più quando ha scoperto che durante quei pranzi vi era anche la nuova fidanzata del suo ex compagno, Alessandro Del Pozzo.

Con lui il rapporto era finito da tempo. Erano giovanissimi quando si erano messi insieme e avevano avuto Elena. Gli scontri e i litigi, però, avevano avvelenato il rapporto e i due si erano separati. Il ragazzo era andato via per cercare lavoro dopo alcuni guai con la giustizia. Aveva scelto la Germania e lì aveva conosciuto una donna. Tornati a Mascalucia la coppia sembrava felice ed Elena si stava affezionando a quella nuova figura accanto al padre.

Domenica 12 giugno, il giorno prima della tragedia, la nonna Rosaria Testa e suo marito Giovanni, avevano organizzato una domenica in famiglia. L'avevano trascorsa tutti insieme con la nipotina, con figlio e fidanzata: la "matrigna". "Non tollerava che vi si affezionasse anche la propria figlia", hanno affermato gli inquirenti dopo aver ascoltato il racconto della Patti. Martina ha solo 23 anni, è madre da quando era poco più che una ragazzina e ha già affrontato una separazione. Si stava chiudendo sempre più all'interno della sua bolla, isolandosi. Stava cominciando ad avere un comportamento iperprotettivo nei confronti della figlia. "Aveva un atteggiamento autoritario e aristocratico. Decideva lei quando portarci la bambina", aveva detto nonna Rosaria agli inquirenti.

La sindrome di Medea

"Sarebbe stato necessario un intervento sociale per rompere l’isolamento della donna". Lo psichiatra Claudio Mencacci ha tracciato il profilo della madre-assasina e al Corriere ha dichiarato: "È possibile che la donna abbia agito sulla base di quello che viene definito 'complesso di Medea', un impulso omicida che ha come obiettivo finale la sofferenza dell’ex compagno". Non un raptus quindi, ma una rabbia covata da chissà quanto tempo e mai capita.

La maga della mitologica greca aveva lasciato il padre per seguire l'amore: Giasone. Questi però l'aveva allontanata per sposare Glauce. A quel punto Medea, sola e afflitta dal dolore si vendica dell'ex marito uccidendo il suo nuovo amore e i loro figli.

A posteriori si pensa dunque che il figlicidio poteva essere evitato cogliendo i momenti di ira o di silenzio della mamma di Elena."Martina Patti avrebbe dovuto curare il proprio discontrollo della rabbia ha aggiunto Mencacci.

Un sostegno da parte di persone competenti, probabilmente, avrebbero potuto evitare la tragedia in un ambiente che, per molto tempo, ha nascosto un disagio familiare e psicologico.

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