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La ripresa Ue è più lenta. E torna l'incubo spread

Brunetta: "Italia la locomotiva d'Europa". Ma per il 2022 la Bce avverte: "Molti rischi"

La ripresa Ue è più lenta. E torna l'incubo spread

Chi ha ragione? Ce l'ha il ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta, quando dice che «l'Italia è locomotiva d'Europa»? O ce l'ha la Bce, quando sottolinea che da settembre l'Italia ha registrato un rialzo dello spread di 15 punti, proiettando apprensione per la crescita del 2022? Naturalmente ce l'hanno entrambi. Ma da un punto di vista molto diverso: uno, Brunetta, si riferisce a numeri che sono la fotografia del passato recente; l'altro, la Bce, si occupa del futuro prossimo.

Brunetta guarda alla straordinaria performance del Pil italiano nel 2021, alimentata anche ieri dal dato sulla produzione industriale, il cui indice a novembre ha avuto un aumento congiunturale dell'1,9%, superando del 3,1% il valore pre-Covid di febbraio 2020. Ed è indiscutibile che il trend dello scorso anno sia stato per l'Italia il più forte di tutta Europa, ma anche perché il crollo del 2020 è stato di gran lunga il più pesante tra i principali Paesi del Vecchio continente. Diversa è la storia da raccontare se, al contrario, invece di guardare indietro, si volge lo sguardo in avanti. Ed è quello che fa la Banca centrale con il suo bollettino mensile. Dove si legge che «nell'ultimo trimestre dello scorso anno l'attività economica ha moderato il suo passo ed è probabile che tale crescita più lenta prosegua nella parte iniziale dell'anno corrente». Le misure di contenimento di Omicron «potrebbero ritardare la ripresa» e pesare «sulla fiducia dei consumatori e delle imprese». Inoltre il rialzo dei costi dell'energia incide negativamente sui consumi; le carenze di attrezzature frenano la produzione e rallentano la ripresa in alcuni servizi. Ciò lascia comunque elevata la stima di crescita del Pil per il 2022, al 4,2%, 2,9 nel 2023 e 1,6 nel 2024. Ma rispetto a settembre, le prospettive sono state riviste al ribasso per il 2022 e al rialzo per il 2023. In questo quadro manca il dettaglio dei diversi Paesi. Ma quello spread più alto di 15 punti svela purtroppo la preoccupazione che nel pacchetto di mischia delle grandi economie dell'eurozona l'Italia rischi di diventare l'anello debole. Per due motivi. Il primo è il debito pubblico, di gran lunga il più alto, tanto che il nostro attuale spread sul rendimento dei bund tedesco, pari a 138 punti base, è doppio rispetto a quello di Spagna (70) o Portogallo (63) e secondo solo alla Grecia (160); il secondo è la dipendenza energetica che in questa fase di crisi globale, rende l'Italia più fragile che mai. Lo ha ricordato proprio ieri la Banca d'Italia, lanciando il suo allarme sulla bolletta energetica delle imprese. Secondo l'agenzia Standard & Poor's lo spread non è destinato ad allargarsi. Ma non si può abbassare la guardia, perché «il principale driver per il movimento sono state le attese sulla Bce e sulla riduzione dei suoi acquisti netti di titoli con il Qe». vSe dunque tra l'entusiasmo di Brunetta e il bollettino della Bce si potrebbe ragionevolmente scegliere un'aurea via di mezzo, l'incertezza politica portata in dote dalle elezioni del presidente della Repubblica è potenzialmente pericolosa e non permette di dormire sonni tranquilli. In altri termini, i progressi dell'economia nel 2021 non sono sufficienti a garantire un equilibrio stabile.

La strada per una crescita costante e più robusta di quella dei due decenni pre-Covid resta piena di ostacoli.

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