Cronache

"Un ricatto, ora qualcuno parla". Una nuova ipotesi sul caso Orlandi

A 38 anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi le indagini non si fermano: "Faremo di tutto per arrivare alla verità", dice a ilGiornale.it l'avvocato della famiglia Orlandi

"Un ricatto, ora qualcuno parla". Una nuova ipotesi sul caso Orlandi

Sono trascorsi 38 anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, la 15enne sparita da Roma la sera del 22 giugno 1983. Trentotto lunghi anni di mistero per una vicenda dalla trama fitta e intricata come poche altre. E l'ipotesi del presunto rapimento studiato e pianificato nei minimi dettagli tiene ancora banco. Anzi: oggi più di ieri, forse, resta questa l'unica certezza. "Emanuela è stata rapita, sottratta volontariamente alla sua famiglia. Ritengo sia stata 'oggetto' di un ricatto ancora attuale", dichiara a IlGiornale.it l'avvocato Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi dal 2017.

Avvocato Sgrò, perché la vicenda di Emanuela Orlandi suscita ancora interesse?

"Perché coinvolge il Vaticano. Emanuela era - ed è - una cittadina vaticana e questo rappresenta un unicum nella storia. Non esiste un altro caso di scomparsa analogo, una vicenda in cui il Papa si sia preso la briga di intervenire in prima persona. Ci sono tutta una lunga serie di elementi che hanno reso il caso di Emanuela ancora così attuale. E per noi lo è e lo sarà ancora perché finché non ci saranno elementi che ne proveranno la morte, noi continueremo a cercarla come fosse viva".

Qual è stata la pista più attendibile sinora?

"Non ho la verità in tasca ovviamente, altrimenti il caso sarebbe risolto. Credo che Emanuela sia stata oggetto di ricatto, è stata 'utilizzata' da qualcuno per trarre vantaggio rispetto a qualcosa. Una circostanza che ha determinato tutta una serie di intrecci per i quali esiste ancora l'obbligo del segreto".

"L'obbligo di segreto" per cosa?

"Perché è un ricatto ancora attuale, che potrebbe coinvolgere persone ancora viventi".

Che ricatto?

"Preferisco non espormi senza avere prima un riscontro certo alle mie supposizioni. Sono solo convinta, e lo ribadisco, che Emanuela è stata oggetto di un ricatto molto importante - di cui esiste prova - e che coinvolge persone che non sono coinvolgibili".

Cosa intende dire?

"Che non si possono fare nomi. È questo il nocciolo della questione. Emanuela è stata rapita, sottratta volontariamente alla sua famiglia. Non è sparita".

Ritiene plausibile l'ipotesi di un coinvolgimento della Banda della Magliana nel rapimento?

"Ritengo che un coinvolgimento da parte della Magliana ci sia stato. Questo è uno dei pochi elementi che a mio avviso ha un appiglio con la verità. Tuttavia il ruolo della Magliana fu sicuramente secondario, oserei dire di manovalanza. Mi ricollego a quanto riferito da Sabrina Minardi, storica amante di De Pedis, ai magistrati romani. Credo che nelle sue dichiarazioni ci fosse del vero. Presumibilmente la banda fu chiamata dall’interno del Vaticano per fare un favore a qualcuno. Che alcuni componenti della Magliana avessero dei collegamenti con il Vaticano, soprattutto tramite De Pedis, è fatto noto".

Due anni fa arrivarono delle segnalazioni secondo cui Emanuela era sepolta nel cimitero teutonico. Cosa può dirci al riguardo?

"Quella vicenda, per quanto ci riguarda, non è ancora chiusa. Nonostante le campionature dicano che quelle ossa non appartengono a Emanuela, noi crediamo che ci sia del vero in quella segnalazione. C'è stato anche un indizio che ci ha detto di 'cercare dentro', suggerendo quindi l'idea che vi sia una tomba all'interno dello Stato Vaticano. Stiamo facendo ancora una lunga serie di verifiche legate alla vicenda delle tombe vaticane".

Però il Vaticano ha archiviato la vicenda.

"Le ossa erano state considerate da loro molto vecchie. Noi le abbiamo fatte analizzare a spese della famiglia Orlandi, perché riteniamo che la vicenda meriti un ulteriore approfondimento. Come è noto, la tomba che a noi interessava – non l'ossario su cui ci hanno veicolato – è stata trovata sorprendentemente vuota e sotto è stata scoperta perfino una camera segreta, così come vuota e pulitissima è risultata quella attigua. Tutta questa storia è un buco nero che merita di essere riempito".

A oggi, qual è la "pista calda"?

"Noi battiamo la pista delle responsabilità interne allo Stato del Vaticano. Perché tutte le informazioni che ci giungono, indicano quella direzione".

Siete vicini alla verità?

"L'aria è quella. Ma bisogna chiarire ancora tutta una lunga serie di circostanze".

Quale sarà la prossima mossa?

"Noi continuiamo le nostre indagini difensive. Qualcuno, anche se con una certa reticenza, comincia a raccontare qualcosa. Vediamo se è vero, se si tratta di informazioni attendibili. Di sicuro, faremo tutto quello che serve per arrivare alla verità.

Dopo 38 anni di dolore, la famiglia Orlandi merita la verità".

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