Potrebbe aggravarsi la posizione di Alessia Pifferi, la 37enne indagata per il decesso della figlia Diana. La bimba, di un anno mezzo, era stata abbandonata da sola in casa per sei giorni ed era morta di stenti, come dimostrato dagli inquirenti.
In carcere con l'accusa di omicidio volontario dallo scorso 21 luglio, la Pifferi potrebbe aver commesso anche altri reati. Questo, almeno, quanto emerge dall'analisi delle chat contenute nello smartphone della donna. Nel dispositivo sarebbero infatti state trovate conversazioni compromettenti con alcuni uomini in cui si evince uno scambio di prestazioni sessuali dietro compenso.
Spunta l'ipotesi di abuso su minore
Uno scenario inquietante quello che emerge dalle indagini degli agenti della Squadra mobile di Milano, che stanno portando avanti l'attività investigativa sotto il coordinamento dei pm Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro. L'obiettivo è portare a galla tutto il possibile per comprendere cosa sia accaduto alla piccola Diana e quale sia stato il comportamento della madre. Fra le varie chat analizzate, una in particolare ha attirato l'attenzione degli inquirenti. Un dialogo che la Pifferi ha avuto con un uomo. Dopo un veloce scambio di battute a sfondo sessuale, l'uomo dice: "Voglio baciare anche lei" e a quel punto la 37enne replica: "Lo farai". Un botta e risposta che preoccupa gli investigatori, i quali temono che i due si stessero riferendo proprio a Diana.
L'interlocutore della Pifferi è già stato identificato, si tratta di un 56enne residente nella Bergamasca. Nei suoi confronti è scattata la perquisizione domiciliare che ha portato al sequestro di due pc e ben sei telefoni. È stata dunque aperta un'indagine per corruzione di minorenne, reato che punisce "chiunque compie atti sessuali in presenza di persona minore di anni quattordici, al fine di farla assistere". Ad essere indagati sia il 56enne che Alessia Pifferi.
Le indagini proseguono
I messaggi contenuti nel cellulare della Pifferi hanno portato alla ricostruzione di un quadro molto ampio. A quanto pare la donna, disoccupata, intratteneva relazioni con diversi uomini, anche in cambio di denaro. Al vaglio, dunque, i contenuti delle chat.
Intanto gli esami tossicologici hanno confermato che alla piccola Diana erano stati somministrati degli ansiolitici. Questo confermerebbe la versione dei vicini di casa della Pifferi, che hanno sempre dichiarato di non aver mai sentito piangere la bambina.
È attesa per la fine di questo mese la relazione integrale
redatta dall'esperto di medicina legale che ha eseguito l'autopsia sul corpo della piccola. I farmaci, infatti, potrebbero aver causato la morte della bambina, insieme alla fame, alla sete e all'incuria.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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