Cronache

Il cacciavite, il martello, la figlia sveglia: così l'architetto killer ha ucciso

La furia di Alessandro Maja non è stato un raptus di rabbia: così si è accanito su moglie e figli

Il cacciavite, il martello, la figlia sveglia: così l'architetto killer ha ucciso

I primi risultati dell'autopsia hanno rivelato l'orrore accaduto nella notte tra martedì 3 e mercoledì 4 maggio a casa Maja.

L'architetto-imprenditore, ha prima raggiunto la moglie Stefania di 56 anni, che riposava sul divano al piano terra della villetta di Samarate, in provincia di Varese. Lì ha cominciato a inveire sulla donna colpendola con un cacciavite e un martello e poi, secondo il referto dell'autopsia, l'ha accoltellata alla gola. Dopo il primo massacro, è salito al piano di sopra dove si trovano le camere da letto dei figli.

Entrato nella stanza della secondogenita Giulia, di 16 anni, ha cominciato a infierire con il cacciavite. Nel frattempo la ragazza si era svegliata e ha cercato di difendersi disperatamente dalla furia del padre, come raccontano le abrasioni sulle mani e sulle braccia. Maja, esasperato dalla resistenza della figlia ha cominciato a colpire anche lei con un martello. Subito dopo ha cercato di uccidere anche il figlio ed era uscito fuori dalla sua abitazione urlando: "Li ho uccisi tutti", prima di tentare il suicidio.

L'imprenditore, infatti, era convinto di aver ucciso anche il primogenito, Nicolò di 23 anni, che attualmente si trova ricoverato in gravi condizioni neurologiche. Trasportato d'urgenza, il ragazzo è apparso subito in condizioni critiche e i medici hanno dovuto rimuovere dal suo cranio frammenti di ossa spezzate.

In attesa dell’interrogatorio di garanzia, Maja è stato trasferito dal carcere in ospedale, nel reparto di psichiatria. Nel frattempo i carabinieri e procura stanno lavorando sul caso per capire quali siano stati i veri motivi che hanno spinto l'architetto a commettere una tale tragedia. In casa sono stati trovati e sequestrati numerosi documenti per ricostruire la vicenda.

Al momento il motivo più accreditato sembrerebbe risalire a problemi economici legati all'azienda dell'uomo.

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