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"Errori e non solo". Così si schiantarono le stelle della Lokomotiv Jaroslavl’

La tragedia della nota squadra di hockey risale al 7 settembre 2011: 44 morti e un solo sopravvissuto, un evento che sconvolse il Paese intero

"Errori e non solo". Così si schiantarono le stelle della Lokomotiv Jaroslavl’
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Un errore umano, anzi più di uno. Ma soprattutto un sistema fallimentare, con lacune evidenti, legate indissolubilmente al crollo dell’Unione Sovietica. Diversi i fattori in gioco per il tragico incidente aereo della squadra russa Lokomotiv Jaroslavl’, tra le più importanti del panorama hockeistico, datato 7 settembre 2011: un bilancio drammatico e un Paese sconvolto.

L’incidente aereo della Lokomotiv Jaroslavl'

Attesa per il primo incontro della stagione 2011-2012 della Kontinental Hockey League, la Lokomotiv Jaroslavl’ era diretta a Minsk, in Bielorussia. La società si affidò alla Yak-Service e per il viaggio fu scelto uno Yakovlev Yak-42D, un aereo di costruzione sovietica ritenuto molto affidabile. Complice la lista di passeggeri di grande prestigio, furono selezionati piloti molto esperti: il primo ufficiale Igor Zhivelov (trent’anni di carriera e oltre 13 mila ore di volo, nonché vicepresidente della compagnia), il comandante Andrei Solomentsev e l’ingegnere di volo Vladimir Matyushin. A completare il team, il meccanico di bordo Sergy Zharuvlev.

L’incidente si verificò subito dopo il decollo, attorno alle ore 16.05. L’aereo impattò contro il radiofaro posto alla fine della pista, per poi precipitare 1.200 metri dopo, finendo la sua corsa nel fiume Tunoshenka, a duecento metri dalla sua immissione nel fiume Volga. In seguito all’impatto con il terreno, la sezione di coda del velivolo finì in acqua, mentre la parte rimanente della fusoliera si disintegrò sulla terraferma.

Le vittime

I primi ad arrivare sul posto furono gli agenti della polizia, con i rottami a fuoco e una distesa di corpi inermi. Quasi tutti i passeggeri morti, solo due sopravvissuti: l’hockeista Alexander Galimov (morto cinque giorni dopo a causa delle gravi ferite riportate) e l’ingegnere di volo Aleksandr Sizov (unico sopravvissuto). Una scena drammatica. Bilancio definitivo di 44 decessi: 36 persone tra giocatori e staff della Lokomotiv Jaroslavl’ e 8 membri dell’equipaggio.

Tra le vittime diverse star del mondo dello sport: molti ex giocatori della lega americana Nhl, i campioni del mondo Jan Marek e Josef Vasicek, o ancora il campione olimpico 2006 Stefan Liv. Niente da fare nemmeno per il tecnico canadese Byron Brad McCrimmon, arrivato alla Lokomotiv per la sua prima esperienza da primo allenatore.

Le indagini

Perché l’aereo ha faticato a decollare? Questa la prima domanda che si posero gli investigatori della Mak, l’ente che sovrintende l’aviazione civile in Russia. La scomparsa della Lokomotiv Jaroslavl’ sconvolse il Paese intero e il governo esercitò parecchie pressioni per scoprire la verità nel minor tempo possibile. I funzionari dell’Interstate Aviation Committee selezionati avevano molta esperienza e questo dettagli si rivelò fondamentale per giungere alla verità sulle cause dell’incidente.

Riflettori accesi in prima battuta sulle difficoltà riscontrate dallo Yak-42 nella fase di decollo. L’esame dei rottami confermò che l’aereo era configurato correttamente: stabilizzatori e equilibratori ok, stesso discorso per i motori. Ritrovate il giorno dopo l’incidente, le scatole nere vennero subito inviate a Mosca per essere esaminate. Gli investigatori esclusero inoltre un’altra ipotesi, ovvero il peso eccessivo: l’aereo era al di sotto del peso massimo consentito. Nessuna informazione decisiva nemmeno dalle scatole nere: i motori avevano alimentato il velivolo ben oltre la velocità di decollo, escluso qualsivoglia problema.

Il team della Mak analizzò tutti i dati a disposizione alla disperata ricerca di indizi. A un certo punto qualcosa di insolito: nonostante la massima potenza fornita dai motori, lo Yak non accelerò come dovuto. Un fatto insolito: anziché continuare ad accelerare, il mezzo aveva di fatto iniziato a rallentare. Ed ecco la domanda delle domande: i freni erano azionati?

La svolta

Per confermare la teoria, gli investigatori effettuarono un test su una pista nei pressi di Mosca, ricreando le stesse condizioni dello Yak-42 grazie ai dati del registratore di volo. Il responso fu chiaro: i quattro freni erano stati azionati e stavano rallentando l'aereo mentre correva lungo la pista. Un errore umano, commesso dal comandante durante il decollo.

I due piloti dello Yak-42 volavano abitualmente su due diverse versioni di Yak, lo Yak-40 e lo Yak-42, con molta più esperienza sul primo. Una prassi poco consueta, ritenuta anzi scorretta e inappropriata, considerando che i due mezzi obbligavano i piloti a posizionare i piedi in modo diverso sul pedale del freno. Una differenza minima, ma significativa. Mentre il pedale del freno dello Yak-40 prendeva il primo piede del pilota, quello dello Yak-42 era progettato per fare poggiare il tallone del pilota a terra. Poggiando i piedi sui pedali sullo Yak-42 come sullo Yak-40, era possibile imprimere pressione sulla parte superiore del pedale e dunque azionare i freni.

Un sistema fallimentare

Un tragico errore umano, ma non solo. Le indagini sull’incidente aereo della Lokomotiv Jaroslavl’ posero l’accento su un sistema fallimentare, dominato dalla negligenza. Esaminando lo stato di salute dei membri dell’equipaggio, si scoprì che il primo ufficiale Igor Zhivelov era in cura per una neuropatia e non doveva essere autorizzato a volare (aveva perso sensibilità alle gambe, ndr). Ma non è tutto.

Gli investigatori scoprirono che i due piloti avevano falsificato i documenti in cui dichiaravano di aver avuto la formazione necessaria per pilotare gli Yak-42. Molte misure di sicurezza andarono in fumo dopo il crollo dell’Unione Sovietica ma non solo.

Quello che stroncò la Lokomotiv Jaroslavl’ fu l’ottavo incidente aereo del 2011: un numero incredibile a testimonianza della qualità piuttosto risicata dell’aviazione russa, ben al di sotto di quella europea e nordamericana.

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