Cronache

"Viola il Concordato". Bordata del Vaticano sul ddl Zan

Al governo italiano sarebbe arrivata una richiesta formale: "A rischio la libertà di organizzazione e la libertà di pensiero della comunità dei cattolici"

"Viola il Concordato". Bordata del Vaticano sul ddl Zan

Pare che anche il Vaticano abbia espresso più di qualche perplessità in merito al ddl Zan contro l'omotransfobia. La proposta - ribattezzata così dal cognome del relatore Alessandro Zan del Partito democratico - è volta a partorire misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale, sull'identità di genere e sulla disabilità. Ma c'è più di qualcuno che ha sollevato preoccupazioni sul fatto che la libertà di espressione potrebbe essere fortemente limitata. In tal senso dal Vaticano è arrivata una mossa storica: avrebbe attivato i propri canali diplomatici per chiedere formalmente all'attuale governo italiano di modificare il ddl Zan.

"Così si viola il Concordato"

La proposta ora all'esame della Commissione Giustizia del Senato, approvata già alla Camera lo scorso 4 novembre, secondo la Segreteria di Stato violerebbe in "alcuni contenuti l'accordo di revisione del Concordato". A muoversi sarebbe stato monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato. Stando a quanto appreso e riportato dal Corriere della Sera, nelle mani del primo consigliere sarebbe stata consegnata una sorta di "nota verbale", ovvero una comunicazione formale redatta in terza persona e non firmata. Adesso la nota - che sarebbe già stata consegnata al gabinetto del ministero degli Esteri di Luigi Di Maio a giugno - dovrebbe essere portata all'attenzione del premier Mario Draghi e del Parlamento italiano.

"Alcuni contenuti attuali della proposta legislativa in esame presso il Senato riducono la libertà garantita alla Chiesa Cattolica dall'articolo 2, commi 1 e 3 dell'accordo di revisione del Concordato", sarebbe un passaggio del documento in questione. Si tratta di commi che non solo assicurano alla Chiesa "libertà di organizzazione, di pubblico esercizio di culto, di esercizio del magistero e del ministero episcopale", ma garantiscono anche "ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione".

"A rischio le libertà"

Dunque il vero nodo è proprio questo. Un passaggio davvero delicato. Nel mirino ad esempio sarebbe finito l'articolo 7 del ddl Zan, che prevede il riconoscimento del 17 maggio come Giornata nazionale contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la tran­sfobia. Il problema è che non escluderebbe le scuole private dall'organizzazione di attività in occasione della ricorrenza. Dunque per il Vaticano in tal modo si potrebbero mettere in discussione la "libertà di organizzazione" e sarebbe minacciata pure la "libertà di pensiero" della comunità dei cattolici. Nella parte finale della nota si chiede pertanto di porre attenzione su quanto scritto: "Chiediamo che siano accolte le nostre preoccupazioni".

Letta apre a modifiche

In mattinata Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia, ha ribadito la contrarietà degli azzurri al ddl Zan poiché il rischio è che potrebbe limitare gli spazi di libertà invece di farli crescere: "Nel contenuto della proposta di legge ci sono posizioni che finiscono per limitare la libertà di opinione e di espressione. Riguardo la mossa del Vaticano, c'è un Concordato, loro chiedono il rispetto del Concordato. Vedremo la risposta del governo".

Da parte di Enrico Letta invece è arrivato l'ennesimo via libera alla norma: "Noi siamo sempre stati favorevoli a norme molto forti contro l'omotransfobia. Rimaniamo favorevoli a queste norme e al ddl Zan". Ma il segretario del Partito democratico si è detto comunque disponibile nei confronti del Parlamento e ha aperto a possibili modifiche verso alcuni punti del ddl: "Siamo pronti a guardare i nodi giuridici pur mantenendo un favore sull'impianto perchè la norma è di civiltà per il nostro Paese.

Il nostro è sempre stato un atteggiamento di apertura".

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