Coronavirus

Zangrillo: "Il clima descritto dalla stampa non è realistico"

Il professore ha tenuto a sottolineare: “Non siamo alla situazione vissuta a marzo”

Zangrillo: "Il clima descritto dalla stampa non è realistico"

Il professor Alberto Zangrillo, prorettore dell’Università San Raffaele e primario di anestesia e rianimazione dell'ospedale milanese, intervenendo al Tg4 ha fatto una fotografia della situazione che stiamo vivendo in questo momento in Italia.

Zangrillo: "La situazione non è drammatica"

Prima di tutto ha voluto sottolineare un errore da parte di tutta la stampa che descriverebbe a suo dire un clima non realistico. "Quando si parla di migliaia di contagi si presuppone che queste persone siano malate, in realtà sono persone venute a contatto con il virus", ha tenuto a precisare Zangrillo. Secondo il suo parere, la scena che si trova davanti lui stesso tutti i giorni in ospedale non è completamente aderente alla realtà descritta dalla stampa. Se così fosse, alla popolazione non resterebbe che fare testamento e aspettare la morte cercando di soffrire il meno possibile. Ma, come ha evidenziato Zangrillo: “Non è così. In questo momento noi abbiamo una situazione che è completamente diversa da quella che state, stanno, tutti narrando” ha continuato l’esperto.

La differenza si troverebbe proprio tra la situazione che sta vivendo l’Italia e quella invece vissuta dagli altri Paesi europei. Il primario ha infatti spiegato che nelle altre Nazioni sta avvenendo qualcosa che è più grave rispetto a noi dal punto di vista dei numeri, ma lo si sta affrontando con senso di responsabilità e con i nervi saldi. Ha poi fatto l’esempio specifico del suo ospedale dove sta accadendo proprio questo: la struttura ospedaliera è attrezzata per intensità di cura e sta prendendo in carico “pazienti che non sono pazienti”.

Il 70% sono codici verdi

In almeno il 60% dei casi, secondo Zangrillo, si tratta di persone in cerca di un alloggio, di una patente di positività o meno. Questi soggetti potrebbero tranquillamente restare nelle proprie abitazioni e non andare a intasare i pronto soccorso ha infine affermato il professore, che ha tenuto a sottolineare che il 70% delle persone che arriva in ospedale sono codici verdi che dovrebbero rimanere a casa e non avere rapporti con altre persone, restando isolati.

Fortunatamente, è solo una parte minore dei pazienti che giungono in un grande ospedale metropolitano, in Lombardia si ha un incremento di 17 persone in terapia intensiva, che mostra un quadro più impegnativo. Non è assolutamente una situazione paragonabile a quella dello scorso marzo, “chi la paragona a marzo vuol dire che non ha vissuto la situazione a marzo” ha ribadito ancora una volta Zangrillo. Le cose vanno affrontate con metodo, nervi saldi e razionalità, ingredienti al momento presenti nell’azione del governo, secondo il primario del San Raffaele.

Un lockdown generalizzato, senza tenere conto delle differenze epidemiologiche, degli accessi al pronto soccorso, e dei pazienti dimessi, è paragonabile, come affermato dall’esperto, alla situazione di una nave, in cui ci sono grida d’allarme da diversi punti e il comandante decide di abbandonare l’imbarcazione. Si devono adottare misure proporzionate a una situazione che sta evolvendo ma che non è drammatica. Se la giudichiamo drammatica “possiamo piantarla lì.

Abbiamo perso prima di iniziare” ha concluso Zangrillo che ha anche infine spiegato che il messaggio che sta passando porta le persone erroneamente in pronto soccorso, anche se non ne hanno un bisogno effettivo.

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