Cultura e società

La rimozione del passato cancella anglosassoni e Minnesota

Continua la marcia intellettuale delle battagliette della cancel culture

La rimozione del passato cancella anglosassoni e Minnesota

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La rimozione del passato cancella anglosassoni e Minnesota

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Continua la marcia intellettuale delle battagliette della cancel culture: in Inghilterra l’università di Cambrige ha cancellato il termine «anglosassone», siccome è stata usata dai suprematisti bianchi negli Stati Uniti. Si dovrà dire, pensate un po’, «Early Medieval England and its Neighbours», Inghilterra Alto-Medievale e i suoi vicini. Nel frattempo il Minnesota una commissione di esperti ha deciso di cambiare bandiera, perché l’indiano e il contadino ricordano la spoliazione delle terre dei nativi americani. Stessa sorte sta capitando da anni a monumenti di regnanti, a scrittori, tutto decontestualizzato storicamente, retroattivamente. Strampalata logica, quella di cancellare ciò che si dovrebbe proprio ricordare. A parte che non si capisce fin dove andremo indietro a cancellare, anche le piramidi ci ricordano che sono state costruite da schiavi, e quelle Incas i sacrifici umani, e anche Homo sapiens, beh, in duecentomila anni ha sterminato tutte le altre specie umane, inclusi i Neandhertal, (inoltre Homo sapiens era di pelle scura, veniamo tutti dall’Africa, eravamo tutti neri, questa non suona bene eh?). Ma poi è come se il popolo ebraico volesse smantellare i campi di concentramento, mentre serve che restino lì proprio per ricordare l’orribile genocidio (non per altro c’è la Giornata della Memoria e non quella dell’Amnesia, a meno che non se ne escano che la Giornata della Memoria non è inclusiva verso i malati di Alzheimer).

Infine, tornando agli anglosassoni non più anglosassoni di Cambrige: che la parola «anglosassone» sia usata dai suprematisti bianchi non significa niente, perché le parole dipende da come si usano, e da chi le usa. Allora dovremmo cancellare anche la parola «ebreo» perché se usata da un nazista è un insulto terribile.

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