Politica

Il cuore degli ex

Il cuore degli ex

Per esprimere il cambiamento, la nostra lingua possiede una bella metafora: «Voltar pagina». Ciò non significa una trasformazione radicale o rivoluzionaria di situazioni passate o presenti, ma un modo per procedere verso l’avanti senza troppi scossoni, senza dimenticare le precedenti pagine del libro: insomma, si cammina guardando al futuro e non con la faccia rivolta al passato. Questo cammino che dovrebbe essere (...)

(...) semplice e naturale risulta invece arduo come l’ascesa di una montagna di 4mila metri.
Si consideri, per esempio, Rutelli: un ex radicale, un ex Verde che si erge oggi a baluardo di ex democristiano. Il suo modo di procedere è un esempio tipico da sindrome da ex: la Margherita deve avere una rigorosa autonomia, nessuna confusione di liste unitarie, contrattazione continua per strappare posizioni di potere agli alleati che rappresentano, comunque, una minaccia egemonica.
Anche se meno simpatico di Rutelli, Prodi è più ragionevole nel suo insistere per una soluzione politica che porti a un partito unitario. Certo, il Professore è un po’ fastidioso con quella sua incerta e tormentata affabulazione, e se davvero insegnasse, si sentirebbe dire dai suoi studenti: «Stia calmo, professore, ci parli pure tranquillamente vedrà che non le faremo del male». Tuttavia, correttamente, Prodi sembra rifiutare la logica dell’ex, puntando al superamento delle vecchie divisioni partitiche, cercando di guardare avanti per evitare di continuare perennemente a ragionare da ex comunisti, ex socialisti, ex democristiani, ex radicalverdi.
Tanto affanno nell’eloquio dipende, però, dal fatto che anche lui, sotto sotto, ha il cuore dell’ex che non riesce a voltare pagina. Si presenta come innovatore della politica italiana, ma continua ad avere molta nostalgia della Commissione europea. Il Professore, in un ingarbugliato sdoppiamento logico-esistenziale pretende ancora adesso che la Commissione europea ponga vincoli e regole all’Italia, e continua a non impegnarsi affinché il nostro Paese sia liberato da quei vincoli e da quelle regole che lo danneggiano, comportandosi esattamente come quando era presidente della Commissione europea.
Se non si volta pagina in politica, neppure la si volta in economia. Senza toccare questioni economiche troppo complicate, anche un ragazzino di scuola media sa che una volta la Fiat era la Fiat, e che oggi suo fratello maggiorenne non vorrebbe una Fiat neanche se gliela regalassero. Eppure Luca Cordero di Montezemolo si presenta come l’uomo nuovo dell’economia italiana, parla come se fosse l’imperatore di un impero che in realtà è un ex impero e, come tale, andrebbe considerato. Invece di avere tanta nostalgia di un passato che non c’è più, Montezemolo dovrebbe preoccuparsi di fare macchine più belle per restituire competitività alla Fiat e risparmiare patemi d’animo ai suoi azionisti.
Difficile voltare pagina, forse perché continuare a proporsi come ex dà qualche certezza quando si è incerti del proprio futuro.
Economisti ex, politici ex: potevano mancare intellettuali ex? Ovviamente no. Eccone, per esempio, uno tipico: il professore di filosofia della scienza Giulio Giorello, fervente stalinista per non deludere il suo maestro Ludovico Geymonat negli anni in cui dava la scalata alla cattedra universitaria, e ora scrupoloso studioso di Paperino per non deludere i salotti buoni. Eppure, nonostante questo lifting che dona giovanile spregiudicatezza, non riesce a nascondere il volto dell’ex materialista scientifico devoto a Stalin, pronto a scomunicare chi non pensa (male) come lui.


Troppa politica invadente nella vita quotidiana, troppa economia attorcigliata al passato, troppa cultura ideologica e settaria: a sinistra e dintorni non ci si vuole liberare dal ruolo di ex. Meglio così, meglio per noi. Chi guarda indietro non potrà mai vincere la sfida con il futuro.

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