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La "rana bollita" nelle acque del Pacifico Occidentale: cosa c'è dietro la mossa della Cina

L'ammiraglio americano comandante delle forze dell'Indo-Pacifico avverte sulla strategia cinese della "rana bollita"

La "rana bollita" nelle acque del Pacifico Occidentale: cosa c'è dietro la mossa della Cina

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La "rana bollita" nelle acque del Pacifico Occidentale: cosa c'è dietro la mossa della Cina

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Il comandante delle forze statunitensi nella regione dell'Indo-Pacifico, l'ammiraglio John Aquilino, ha affermato che la Cina sta perseguendo la strategia della “rana bollita” nella regione aumentando le tensioni con attività militari sempre più pericolose.

L'ammiraglio parla in forza dei suoi tre anni di esperienza come comandante delle forze Usa in quel settore del globo; tre anni in cui, afferma ancora, ha assistito a un crescente e costante sviluppo militare cinese nel Pacifico Occidentale con annesse azioni e comportamenti destabilizzanti.

In un'intervista al Financial Times, Aquilino, arrivato al termine del suo servizio come comandante dell'Indopacom, funzione che sarà presa in carico dall’ammiraglio Samuel Paparo la prossima settimana, ha affermato che la Cina “sta diventando sempre più aggressiva, sta diventando più audace e sempre più pericolosa”. Il comandante uscente, per descrivere la strategia cinese in quella regione, ha utilizzato la metafora della “rana bollita”: se si pone una rana in una pentola di acqua fredda, e si accende il fuoco sotto, la rana resterà nell'acqua sino a ritrovarsi morta bollita.

Pechino quindi sta intensificando la sua condotta aggressiva aumentando gradualmente “la temperatura” in modo che il pericolo finale venga sottovalutato finché non è troppo tardi, ritrovandosi davanti al “fatto compiuto”.

“È necessario che ci sia una descrizione continua del cattivo comportamento della Cina che è al di fuori delle norme legali internazionali. E quella storia deve essere raccontata da tutte le nazioni della regione”, ha detto ancora Aquilino al Financial Times, aggiungendo che Pechino applica una strategia secondo cui la “forza è uguale al diritto”.

L'ammiraglio Aquilino ha ricordato quale sia stato l'incidente più snervante occorso durante il suo comando, ovvero quando la Cina ha interpretato erroneamente il viaggio a Taiwan di Nancy Pelosi, ritenendo che costituisse un cambiamento della politica statunitense verso l'isola. All’epoca, riferisce ancora Aquilino, sui social media cinesi, si chiedeva all’Esercito Popolare di Liberazione di abbattere l’aereo della Pelosi, e l'ammiraglio ricorda il suo timore su possibili azioni “dannose” da parte della Cina.

In generale, come sappiamo, le azioni assertive e aggressive cinesi in tutta la regione del Pacifico Occidentale sono andate aumentando, in parallelo con lo sviluppo dello strumento militare di Pechino: gli aerei da guerra cinesi ora attraversano abitualmente la linea mediana dello Stretto di Taiwan, che in precedenza fungeva da cuscinetto tra i due Paesi, e la guardia costiera cinese è diventata più assertiva intorno alle isole taiwanesi di Kinmen e Matsu nonché in tutti i mari del Pacifico Occidentale, come il Mar Cinese Meridionale dove è in atto un contenzioso con le Filippine (e con altri Stati rivieraschi) che potrebbe sfociare in un confronto militare diretto.

Quanto affermato dall'ammiraglio Aquilino non è, a tutti gli effetti, una novità: la Cina ha optato da tempo, almeno dal 2015, per la sua strategia di espansione della sua influenza politica attraverso lo strumento militare, la tattica nota come “salami slicing” che si può tradurre come "affettare il salame". Si tratta di effettuare piccole azioni aggressive che non arrivano a superare la soglia di una risposta militare avversaria in numero costantemente crescente in modo da porre la comunità internazionale davanti al fatto compiuto, quindi senza generare un'aggressione che porti a un conflitto diretto.

Per farlo Pechino utilizza, oltre al suo strumento militare, la sua politica economica e strutture paramilitari come la Guardia Costiera e la sua flotta di pescherecci (in alcuni casi anche con personale armato a bordo) per rivendicare il possesso di tratti di mare – e relative isole – di interesse strategico per il Politburo.

La Cina, ad esempio, sta cercando di nazionalizzare l'intera superficie del Mar Cinese Meridionale per farne un bastione per le proprie forze armate (in particolare per la flotta di sottomarini lanciamissili nucleari) e così mettere in sicurezza quella via d'acqua che la collega al resto del mondo attraverso lo Stretto della Malacca.

Pechino teme la potenza aeronavale statunitense, che potrebbe bloccare quella strozzatura tra Oceano Pacifico e Indiano strangolando l'economia cinese, e in questo senso si è anche attivata da tempo per instaurare legami economici con Paesi strategici della regione come il Myanmar, che può fornire un collegamento diretto con l'Oceano Indiano essendo confinante col territorio cinese.

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