Economia e finanza

Fa crollare le borse e poi si dimette: ecco chi c'è dietro al crac

Ammar Al Khudairy, top manager di Saudi National Bank, lascia. Paga l'errore compiuto da leader del primo azionista di Credit Suisse

Fa crollare le borse e poi si dimette: ecco chi c'è dietro al crac
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Ammar Al Khudairy, presidente della Saudi National Bank, si è dimesso sull'onda lunga della crisi aperta dal tracollo di Credit Suisse. L'istituto avente la quota di riferimento per il controllo in mano al governo di Riad è il primo azionista della banca di Zurigo con circa il 10% delle azioni e la scorsa settimana ha accelerato il crollo borsistico del colosso elvetico dopo essersi rifiutato di pompare nuovi fondi in esso.

Il Financial Times ricorda che "l'amministratore delegato, Saeed Al Ghamdi, sostituirà Al Khudairy come presidente, ha detto la banca lunedì. Talal Al Khereiji diventa amministratore delegato ad interim". Il tracollo delle borse che ha portato la Snb a essere identificata come la "colpevole" della crisi finanziaria è costato il posto ad Al Khudairy.

Dietro la decisione, ufficializzata il 15 marzo scorso, proprio lo stesso Al Khudairy, la cui scelta ha prodotto una serie di vendite allo scoperto, la tempesta sui mercati contro Credit Suisse e, da ultimo, l'inversione a "U" della Banca nazionale svizzera che ha portato al salvataggio degli stessi azionisti, sauditi inclusi, a scapito degli obbligazionisti e al passaggio di fatto di Credit Suisse in mano a Ubs.

Credit Suisse e Saudi National Bank: cosa succede

I sauditi preferiscono sempre un approccio moderato e di sostanziale rendita passiva nei loro possedimenti all'estero. Vogliono contare, ma non mirano ad apparire al centro della scena. Lo schianto di Credit Suisse ha messo nel mirino gli affari sauditi in Svizzera e non solo. Il Public Investment Fund, che ha la quota di riferimento di Snb, è il braccio armato per la proiezione finanziaria del governo di Riad e ha di fatto sfiduciato il presidente per la sua condotta. Fatale al manager un passaggio dell'intervista a Reuters del 15 marzo: "I don’t think they will need extra money”, ovvero "Non credo che avranno bisogno di altro denaro", a segnalare che Snb non avrebbe comprato nuove azioni del Credit Suisse.

La "testa" di Al Khudairy è la prima a cadere dopo l'onda lunga della crisi finanziaria e, in quest'ottica, si può dire che lo stesso prestigio del curriculum del manager abbia reso ancora più ingiustificabile la sua uscita. Al Khudairy ha lavorato in Allianz, Goldman Sachs e Morgan Stanley in Arabia Saudita, raggiungendo in tutte e tre le organizzazioni il ruolo di presidente esecutivo per il Paese del Golfo. Ha guidato il Real Estate Development Fund del Paese e come riporta StartMag "nel 2019 è diventato presidente del Samba Financial Group, che nell’aprile 2021 si è unito alla National Commercial Bank in seguito a una fusione da circa 15 miliardi di dollari, dando vita all’attuale Saudi National Bank (Snb)".

Le responsabilità saudite

In quest'ottica, Al Khudairy paga errori operativi, ma anche la necessità di Riad di imporre una discontinuità e, in un certo senso, distogliere dal Credit Suisse il focus dell'attenzione. Dopo il salvataggio favorito da Berna, dopo la "grazia" concessa all'azionista di maggioranza e dopo le polemiche emerse su Zurigo per la preferenza data agli azionisti sugli obbligazionisti, una manovra di alleggerimento comprensibile. Ma che non cancella il danno fatto.

E la responsabilità di Snb per aver accelerato la corsa alla volatilità che da giorni continua a tartassare le borse.

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