Economia

Apple è pronta a lanciarsi nel mondo delle banche: cosa sta succedendo

Apple lancia un conto ad alto rendimento. Il servizio non è disponibile in Italia e forse non lo sarà mai ma, quella di Apple, è solo una delle iniziative che accostano i Big del tech alle banche

Apple è pronta a lanciarsi nel mondo delle banche: cosa sta succedendo

Negli Stati Uniti i possessori di Apple Card potranno aprire un conto risparmio ad alto rendimento gestito da Goldman Sachs Group: un conto che non prevede né versamenti né depositi minimi. Apple Card è la prima carta di credito emessa da Goldman Sachs ed esiste soltanto negli Usa ma Apple, anche se non ha mai rilasciato dichiarazioni chiare, molto probabilmente vuole estenderla anche in altri continenti.

La notizia però è da ricercare altrove. I Big del tech limano sempre di più le distanze con il mondo delle banche e della finanza.

Apple tra startup e liquidità

Durante la primavera del 2022 Apple ha reso noto di avere acquisito Credit Kudos, startup britannica che sviluppa modelli per il calcolo del controllo e del rischio del credito, e questo può suggerire un certo avvicinamento di Cupertino al mondo della finanza.

L’interesse di Apple per il comparto bancario, di cui avevamo già scritto, però andrebbe visto a monte delle tracce che lascia compiendo acquisizioni.

Alla fine del 2021 Cupertino aveva liquidità per 76 miliardi di dollari, una cifra molto inferiore ai 200 miliardi di cui disponeva negli anni precedenti, e comunque tanto ingente per fare storcere il naso a diversi investitori, i quali sono restii a dare denaro a chi non reinveste in modo redditizio.

Perché appoggiarsi a banche per fare gestire loro un simile fiume di denaro quando la banca la si può creare? La domanda è questa e Apple non è l’unica Big del tech a muoversi in questa direzione.

Alphabet, Amazon e Meta

Alphabet (Google) da mesi sta lavorando a Cache, un programma che permette di aprire conti correnti e chiedere prestiti, attività mediate da Citigroup.

Amazon, tra le tante iniziative, ha lanciato Amazon Lending, un programma per l’erogazione di prestiti da mille a 750mila dollari da destinare a una platea selezionata di venditori al fine di incentivare le rispettive attività commerciali (ovviamente tramite Amazon).

Meta pensa da tempo a una propria valuta virtuale – annunciata in passato e per il momento ancora in cantiere – mentre Facebook Pay, un sistema di pagamenti e di trasferimento di denaro attraverso Facebook, Instagram e WhatsApp sta già prendendo forma anche in Italia, anche se è ancora un metodo di pagamento che nasconde assi nella manica che Zuckerberg rivelerà in futuro.

E le banche cosa ne dicono?

A queste, che sembrano essere dichiarazioni d’amore dei Big del tech al mondo della finanza, si aggiungono i vari sistemi di pagamento già implementati come Google Pay o Apple Pay, timidi flirt certamente insufficienti per convolare a nozze ma la logica è sempre la stessa: dal momento in cui i Big del tech fanno transitare miliardi di dollari ogni anno, perché non guadagnarci ancora di più? La stessa domanda se la pongono le banche, cambiando però il soggetto: se i Big del tech fanno transitare miliardi di dollari ogni anno, perché non aggregarci a loro?

Inoltre, ed è un aspetto che non deve essere relegato in secondo piano, i Big del tech dispongono di dati di una notevole base utenti che possono aiutare la finanza a creare offerte apposite per ogni cliente, che sia

privato o aziendale. I Big del tech hanno disponibilità finanziarie e i dati, i giganti del mondo bancario hanno una clientela, dei canali per la gestione del credito e degli investimenti. Sembra un matrimonio inevitabile.

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