Il cambio di passo della Bce normalizza anche il bilancio 2022 di Bankitalia, il cui utile scende da 9,2 a 5,9 miliardi dopo che negli anni scorsi aveva messo a segno maxi-profitti grazie al quantitative easing e che da quest'anno, almeno fino al 2025, andrà in rosso. A fare fronte alle perdite ci penserà comunque il pingue fondo rischi generali di Via Nazionale che ammonta a 35,2 miliardi con un ulteriore rafforzamento di 2,5 miliardi quest'anno.
Nella sua ultima assemblea dei partecipanti il governatore Ignazio Visco traccia un primo bilancio anche dei suoi 12 anni alla guida di Bankitalia, giudicati «intensi» e «difficili» in vista della scadenza del suo mandato a novembre di quest'anno. Un tema su cui, forse, tornerà nelle «Considerazioni finali di fine maggio, mentre è ancora incerto chi ne prenderà il posto: il nome più accreditato resta quello del componente del board Bce Fabio Panetta. Il successore di Visco, comunque, dovrà affrontare un quadro altamente incerto anche per la guerra della Bce all'inflazione condotta a colpi di rialzo dei tassi e riduzione graduale dell'acquisto di titoli pubblici. Misure che Visco (e Panetta) hanno chiesto di valutare con cautela visti gli effetti negativi sull'economia.
E l'effetto della normalizzazione della Bce si riverbera sul conto economico e lo stato patrimoniale di Bankitalia. Dopo essersi gonfiato a dismisura negli scorsi anni il bilancio ha iniziato così a dimagrire, «per la contrazione del margine di interesse per 1,5 miliardi e maggiori svalutazioni sui titoli valutati al mercato, soprattutto in dollari statunitensi, per ulteriori 1,5 miliardi», come ha spiegato Visco. L'utile netto di 2,056 miliardi sarà in parte distribuito, secondo le norme fissate, tramite un dividendo di importo uguale a quello corrisposto negli ultimi anni, di 340 milioni. Allo Stato andranno 1,676 miliardi dell'utile restante cui si aggiungono imposte per 1,304 miliardi per un totale di 3 miliardi. In dieci anni verso le casse dell'erario sono affluiti 51 miliardi. Effetti della riduzione dell'attivo patrimoniale. A fine 2022 ammontava a 1.477 miliardi, in diminuzione del 4%. Dieci anni fa il totale di bilancio era pari a circa 600 miliardi.
I titoli acquistati per finalità di politica monetaria «avevano raggiunto alla fine dell'anno i 696 miliardi, di cui circa 630 costituiti da titoli Stato italiani. Rispetto al 2021 la consistenza complessiva è cresciuta di 30 miliardi».
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