Economia

La Bce fa il gioco dell'oca con il taglio mini agli aiuti

A marzo stop al Pepp anti Covid, ma torna il Qe rafforzato. Lagarde: "Tassi ancora fermi"

La Bce fa il gioco dell'oca con il taglio mini agli aiuti

Da Jay il Temerario a Christine la Guardinga. In meno di 24 ore, si passa dall'audacia barricadera della Fed, con l'idrovora attivata per prosciugare in tutta fretta il piano di acquisti da 120 miliardi e con tre rialzi dei tassi già nel 2022, a una Bce nella sostanza ferma. Francoforte si separa da Washington (e dalla Banca d'Inghilterra che ha alzato il costo del denaro allo 0,25%) confezionando una sorta di partita di giro che riporta le pedine della politica monetaria quasi al punto di partenza.

La riunione di ieri dell'Eurotower ha infatti confermato che gli aiuti contro l'emergenza pandemica (il Pepp da complessivi 1.850 miliardi) termineranno a marzo, ma a partire da aprile sarà potenziato il vecchio Qe varato da Mario Draghi. I 20 miliardi al mese attuali saranno raddoppiati nel secondo trimestre dell'anno prossimo, per poi scendere a 30 miliardi nel terzo e tornare da ottobre alla cifra iniziale «per tutto il tempo necessario a rinforzare l'impatto accomodante dei tassi». Nella sostanza, visto che lo shopping anti-Covid ammonta a 60 miliardi mensili, almeno fino a giugno mancheranno all'appello 20 miliardi. Inoltre, i motori del Pepp potrebbero essere riavviati in caso di choc negativi legati alla pandemia e i proventi del Pepp saranno reinvestiti per evitare l'allargamento degli spread.

Insomma: più che il timore di mettere i bastoni tra le ruote della ripresa, stimata in un +5% quest'anno, al 4,2% il prossimo e al 2,9% nel '23, più che l'intenzione di mantenere «un accomodamento monetario affinché l'inflazione si stabilizzi», qui si coglie la volontà di non creare tensioni sui mercati finanziari, assicurando che l'ombrello della Bce resterà aperto ancora a lungo. Le Borse, infatti, hanno apprezzato (+0,58% Milano, +1,3% l'Eurostoxx 600). In ogni caso, più che da colomba, questo è un tapering a ritmo di bradipo. Con cui si tiene lontana la stretta sui tassi, giudicata da Lagarde «molto improbabile» nel 2022, anche se «le nostre azioni sono guidate dai dati e quindi li valutiamo ogni volta che si rendono disponibili».

Resta un fatto: se non prima del 2023 saranno irrigidite le leve monetarie, la divaricazione con la politica monetaria Usa si farà marcata, con il rischio che un indebolimento dell'euro verso il dollaro inneschi ulteriore inflazione. Eppure, nonostante il pressing della Germania, la Bce non ha cambiato opinione: «Ci siamo avvicinati al nostro target di inflazione ma non siamo ancora a quel punto. L'inflazione è salita in modo significativo sulla scia dell'aumento dei prezzi energetici e del balzo della domanda, ma si indebolirà nel 2022». Così, viene reiterato il mantra della transitorietà del fenomeno - concetto rottamato dalla Fed.

Quando vuole, Christine sa anche essere temeraria.

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