Economia

"Nessun problema con l'Algeria". Eni chiude le voci sulle forniture di gas

Eni smentisce le voci dall'Algeria su una difficoltà nel garantire gli approvvigionamenti di gas. Che devono però farci riflettere sulla necessità di evitare di sostituire la dipendenza dalla Russia con quella da un altro Paese

"Nessun problema con l'Algeria". Eni chiude le voci sulle forniture di gas

L'Algeria in difficoltà nelle consegne di gas naturale all'Italia concordate a luglio da Mario Draghi? Secondo quanto scritto dal media indipendente Algerie Part, la società petrolifera nazionale Sonatrach sarebbe in sofferenza nel tentativo di ampliare le consegne al nostro Paese. Secondo le indagini condotte dalla testata investigativa e membro del consorzio World Crunch, "il nuovo accordo concluso tra Algeria e Italia prevedeva un quantitativo di 9 miliardi di metri cubi" extra di gas naturale "da consegnare da novembre 2022 fino alla fine del 2023 e all'inizio del 2024" per sostituire circa un terzo delle forniture dalla Russia che il governo Draghi ha ridotto dal 40 al 15% nella quota del mix nazionale. Una posizione che però Eni ha smentito in modo categorico non ravvisando cali nelle forniture.

"Dal prossimo novembre", si legge sul media algerino, "Sonatrach dovrebbe aumentare le sue consegne di gas naturale al suo cliente italiano per un importo di un miliardo di metri cubi al mese". Tuttavia, riporta la testata del Paese maghrebino, "Sonatrach sta già lottando per mobilitare la capacità produttiva necessaria per spedire questi 2 miliardi di M3 di volumi aggiuntivi di gas naturale in Italia. Per il momento, Sonatrach può mobilitare solo 200 milioni di metri cubi aggiuntivi per il mese di novembre".

L'Algeria, lo ricordiamo, è uno storico partner dell'Italia sul gas e dopo l'invasione russa dell'Ucraina è diventato il maggiore fornitore di oro blu di Roma. Il gasdotto Transmed/Enrico Mattei ha portato l’Algeria a fornire all’Italia 13,9 miliardi di metri cubi da inizio anno, superando del 113% i volumi inizialmente previsti.

Il gasdotto intitolato all'ex presidente dell'Eni può trasportare fino a 32 miliardi di metri cubi di gas naturale all'anno. Prima della conclusione di questo nuovo accordo sul gas, l'Algeria esportava in media 22 miliardi di metri cubi, in larga parte diretti verso l'Italia, attraverso il gasdotto Transmed. È intenzione dell'Italia arrivare a sfruttare entro fine 2024 tutte le potenzialità dell'Algeria per aumentare le sue forniture di gas naturale.

Ora Algerie Part, spina nel fianco mediatica del governo algerino, mette in dubbio la capacità di portare potenzialmente a 19 miliardi di metri cubi le consegne di Algeri per quest'anno. Il motivo tecnico sarebbero le difficoltà di aumentare la produzione senza pregiudicare il pur decisivo export di gas naturale liquefatto con cui l'Algeria intende aggredire i mercati internazionali. La rivelazione della testata parla di un audit interno di Sonatrach secondo cui solo poco più di un terzo della capacità extra promessa dal presidente Abdelmadjid Tebboune a Draghi, 3,5 miliardi di metri cubi, potrebbe essere immessa nel TransMed nei tempi previsti. Questa quantità può essere aumentata a 4 miliardi di metri cubi se Sonatrach privasse i suoi sei complessi di produzione di gas naturale liquefatto di mezzo miliardo di metri cubi di oro blu.

Eni, partner italiana di Sonatrach, ha però gettato acqua sul fuoco. "Nell'ultima settimana dall'Algeria attraverso il Transmed sono arrivati in Italia mediamente 70 milioni di metri cubi al giorno, che rappresentano circa il 36% del totale delle forniture e sono più di tre volte il flusso che è arrivato dalla Russia nello stesso periodo", fanno ancora sapere dall'Eni precisando che "nel corso degli ultimi anni non si sono mai registrati questi livelli di flussi dall'Algeria durante il mese di settembre".

Il Cane a sei zampe precisa che "non risulta alcuna difficoltà da parte algerina nella disponibilità presente e futura dei volumi di gas addizionali concordati, che peraltro stanno già arrivando in Italia". Nessun comunicato ufficiale è arrivato da Sonatrach, invece, mentre la strategia di diversificazione dell'Italia continua. La lezione securitaria che si può apprendere da allarmi di questo tipo è però decisamente chiara. Bisogna infatti ricordare che sostituire una dipendenza strutturale come quella dell'Italia dalla Russia con qualsiasi altro tipo di rapporto ombelicare con altri Paesi rischia di pregiudicare il versante securitario di ogni strategia energetica.

L'Algeria può e deve essere centrale nella strategia mediterranea di diversificazione. Ma quello che oggi è un paventato, e fortunatamente smentito, problema algerino nell'onorare le consegne può domani essere un'interruzione delle forniture dovuta a crisi geopolitiche, tensioni interne, guasti e sabotaggi. Trovarsi a sostituire la dipendenza russa con una dall'Algeria sarebbe, in questo caso controproducente. E questo pensiero deve essere un monito per aggiungere nell'area mediterranea tutte le opzioni possibili per disimpegnarsi dalla Russia: dall'Egitto a Cipro, dall'Azerbaijan a Israele.

Una catena di alleanze può posizionare l'Italia al meglio nel Mediterraneo come hub degli scambi del gas in forma virtuosa e, soprattutto, sicura.

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