Economia

Didi via da Wall Street: la Cina cambia strategia

La società trasloca ad Hong Kong. Il governo punta sulle Borse locali e pesano le tensioni con gli Usa

Didi via da Wall Street: la Cina cambia strategia

Didi torna a casa, si piega alle pressioni di Pechino e si prepara a dire addio a Wall Street per sbarcare a Hong Kong a 5 mesi dal debutto sul Nyse. La retromarcia è stata annunciata ieri dall'app, nata nel trasporto (nei passaggi in auto a pagamento ha il 90% del mercato cinese) e che oggi, dopo aver diversificato in diversi ambiti (dalle consegne ai prodotti finanziari) vanta 500 milioni di utenti oltre alla presenza nel capitale di Softbank (al 21,5%), Uber (al 12,8%) e Tencent (al 6,8%).

In seguito ad attente ricerche, la società darà immediato avvio alle procedure di delisting dal Nyse e inizierà al contempo i preparativi per la quotazione a Hong Kong ha scritto Didi sul social Weibo per poi precisare, in una nota, che sarà convocata un'apposita assemblea per deliberare l'uscita da Wall Street e sbarcare a Hong Kong forse già entro tre mesi. La direzione è segnata anche se la data del delisting, non è stata ancora definita.

Didi potrebbe essere il primo ex unicorno cinese ad abbandonare il listino americano a favore di una quotazione sui listini cinesi, tra le strette regolatorie imposte dalle autorità di mercato Usa sulle società straniere e l'inversione di rotta del Celeste Impero che, dopo aver per anni favorito il reperimento di capitali oltre confine da parte delle start up ad elevato contenuto tecnologico, oggi promuove i mercati cinesi, dove la liquidità non è più un problema e il controllo ultimo rimane in mano Pechino.

Ma l'annuncio di Didi sottende anche che, quel circolo virtuoso che portava soldi alle banche a stelle e strisce che gestivano le Ipo cinesi e, allo stesso tempo, garantiva l'accesso delle società del Dragone ai capitali internazionali, è giunto al termine. Un cambiamento epocale secondo il Washington Post che minaccia di ripercuotersi su un mercato, quello dei titoli cinesi quotati a Wall Street, stimato intorno ai 2mila miliardi di dollari.

La decisione di Didi era nell'aria, soprattutto dopo l'apertura di un'indagine (ancora in corso) e l'imposizione di penalità shock a pochi giorni dal debutto della piattaforma sul Nyse e che, di fatto, hanno messo a repentaglio la potenziale crescita del gruppo. La Cybersecurity Administration of China ha infatti obbligato la piattaforma a ritirare le 25 app del gruppo dalle vetrine digitali e ha vietato al gruppo di accettare nuove iscrizioni in Cina per motivi di sicurezza nazionale e protezione dei dati.

Didi, che al debutto sul Nyse, lo scorso 30 giugno, aveva raccolto 4,4 miliardi di dollari pari a una valutazione di 68 miliardi di dollari, ha più che dimezzato il proprio valore e il titolo ieri era negoziato a 6,33 dollari rispetto ai 14 dollari del debutto.

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