Il prezzo del grano sta avendo nei mercati internazionali un calo notevole, tanto da essere tornato ai livelli pre-guerra in Ucraina, ma quello dei generi alimentari ad esso legati, prima fra tutti la pasta, è invece in volo. Cosa sta succedendo? Certamente il mercato alimentare sta vivendo una fase di acuta volatilità. E in questa fase, dal possibile effetto speculazione alla distorsione di catene di approvvigionamento e linee produttive, è difficile separare gli elementi legati a ordinari processi economici dal fattore speculazione.
Il prezzo è calato fortemente nel mercato del grano dopo che l'intesa tra Mosca e Kiev mediata da Ankara si è aggiunta, in forma dirompente, rumors borsistici parlavano negli ultimi giorni di previsioni abbondanti di raccolti in Canada. Il grano tenero viene scambiato a 784,5 dollari per ogni singola unità contrattuale da 5mila staia (-2,64%) come il 16 febbraio, una settimana prima dell'attacco di Mosca a Kiev. Analoga la dinamica del grano duro (-2,32% a 841,25 dollari per 5mila staia), poco sotto la chiusura del 18 febbraio
Alla borsa merci di Bologna il grano duro con il 13,5% di proteine minime - cruciale per produrre la pasta - è calato da 545 a un range tra 492 e 497 euro la tonnellata in due settimane (dati del 21 luglio). Ciononostante, nelle ultime settimane, secondo Cia - Agricoltori italiani, la pasta è cresciuta nel mercato italiano del 17%, sfiorando in media 1,70 euro al kg con un incremento che in alcune regioni, ha ricordato il senatore lucano Saverio De Bonis, tocca il 20%.
"Il calo dei prezzi del grano duro è certamente dovuto a manovre speculative in atto", ha spiegato a Libero Gianluca Lelli, amministratore delegato di Consorzi Agrari d'Italia. "Manovre legate sia ai mercati finanziari internazionali, Chicago in testa" aggiunge, "sia al comportamento degli acquirenti che da un paio di settimane hanno sostanzialmente bloccato gli acquisti del prodotto del nuovo raccolto. La speculazione è evidente anche alla luce del fatto che le rese per ettaro, in ogni parte d'Italia, sono inferiori rispetto allo scorso anno, quindi è chiaro il tentativo di cercare di abbassare la quotazione". Quanto detto da Lelli implica una chiave di lettura sicuramente interessante che - lo chiarifichiamo - centra il punto su un fattore problematico del mercato mondiale dei generi alimentare: la sua eccessiva finanziarizzazione. Dato di fatto importante che porta, come conseguenza, il fatto che minacce come la crisi alimentare o la scarsità di beni siano legate principalmente alla minaccia ai cittadini di non potersi procacciare il cibo per i costi eccessivi della spesa piuttosto che a un'effettiva scarsità. Ma la speculazione è legata a movimenti borsistici eccessivamente difficili da catturare al momento e impone una riflessione politica di più alto livello.
La pasta, al contempo, è uno degli alimenti di base su cui il differenziale tra prezzo della materia prima e valore finito del prodotto è maggiore. Per i pastifici italiani, nota il sito de Il Cucchiaio d'Argento, da fine 2021 "il prezzo dell’energia elettrica è ormai quintuplicato e quello del gas è cresciuto di oltre 6 volte, con picchi anche di 14 volte rispetto al passato”. Parlando con il produttore Cosimo Rummo, la testata di analisi del mercato alimentare ha sottolineato che "servono circa dieci ore di lavoro" di uno stabilimento "perché un kilogrammo di spaghetti sia pronto al confezionamento) e di conseguenza un costo in termini di energia" crescente si impone. Il costo del packaging cartaceo impattato dal rincaro della carta e i costi di trasporto su cui impatta il caro-benzina fanno il resto.
La pasta, bene primario della dieta mediterranea, è dunque tra le grandi perdenti della crisi energetica e economica alimentata dall'inflazione. E più ancora della speculazione impatta il grave danno industriale prodottosi in un settore strategico per il mondo alimenatre italiano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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