Politica economica

"Se tagliano il gas l'ex Ilva ha chiuso"

Nuovo allarme del presidente di Acciaierie: senza finanziamenti liquidazione inevitabile

"Se tagliano il gas l'ex Ilva ha chiuso"

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«Bisogna restituire flessibilità finanziaria e un azionista forte all'ex llva». Franco Bernabè, presidente di Acciaierie d'Italia Holding, torna ad appellarsi alle parti in causa (il governo con Invitalia e Arcelor Mittal) perché prendano decisioni a brevissimo e scongiurino lo stop a brevissimo.

Dopo l'allarme lanciato dalle colonne del Giornale a inizio ottobre, Bernabè torna a chiedere «di fare presto su Ilva» e davanti alla Commissione Attività produttive della Camera ieri ha spiegato le numerose criticità che insistono sull'azienda rivelando che «c'è il rischio imminente di un'interruzione della fornitura di gas ad Acciaierie d'Italia». Serve un downpayment (caparra) di circa 100 milioni al fornitore. «Ma questo pagamento - ha spiegato - la società non è in grado di farlo. Il servizio di fornitura del gas in regime di default di cui Accierie beneficia in questo periodo è destinato a concludersi a brevissimo. Dopo di che, sarà sostituito da una fornitura commerciale che la situazione finanziaria dell'azienda rende estremamente difficile». Tutto questo perché l'ex Ilva non può accedere al finanziamento bancario - non avendo la proprietà degli impianti (in mano all'amministrazione straordinaria dell'ex Ilva) - ma soprattutto ha una proprietà la cui governance è in scadenza a maggio 2024. Chi presterebbe dei soldi a una società che sulla carta fra sette mesi può chiudere i battenti? La liquidazione sarà perciò inevitabile. Bernabè lo ha detto chiaramente: gli accordi oggi in essere e stipulati nel 2020, nonché la decisione di Arcelor di deconsolidare le attività italiane, «sono stati la causa dell'attuale crisi e del disimpegno graduale degli azionisti». Bernabè ha ripercorso le tappe degli ultimi mesi spiegando che la società si finanzia con il circolante e che il suo fabbisogno minimo è di 2-2,5 miliardi. Ma senza credito, e con la produzione ridotta ai minimi per l'impossibilità di eccedere negli acquisti di materie prime, gli incassi sono scesi e così le risorse, che si sono ridotte al lumicino. «Senza credito la società si spegne per consunzione». Ecco perché tutti i tentativi messi in atto dal governo con la mediazione del ministro per il Sud, Raffaele Fitto, «vanno sostenuti anche se - precisa il presidente - io non ne conosco contenuti e termini». Inoltre, «credo che bene faccia il ministro Fitto a insistere per avere finalmente visibilità sulle reali intenzioni di lungo periodo del socio ArcerlorMittal, però al di là di questo disegno strategico su chi sarà a comandare e ad avere la maggioranza, la società ha problemi che richiedono interventi urgentissimi oggi, non sono problemi che si risolvono a sei, nove o dodici mesi». Dunque, la società ha bisogno di soldi subito: il punto è capire chi intenda metterli.

Sul commissariamento del gruppo, che un paio di settimane fa ambienti del governo davanto per imminente, nessun parlamentare ha posto domande.

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