Economia

Stellantis lascia la Panda a Pomigliano fino al 2026 "Italia centrale nel piano"

Dal gruppo conferme su modelli e fabbriche. Per la Gigafactory di Termoli accordo vicino

Stellantis lascia la Panda a Pomigliano fino al 2026 "Italia centrale nel piano"

Stellantis ha scoperto buona parte delle carte sull'Italia. La produzione di Fiat Panda a Pomigliano proseguirà fino al 2026 e il vecchio piano di Fca sarà completato con i nuovi modelli: Alfa Romeo Tonale (già presentato) sempre a Pomigliano; Maserati Grecale (lancio imminente) a Cassino, che però resta la casa del Biscione; ancora per il Tridente, GranTurismo e GranCabrio a Mirafiori; Jeep Renegade e Compass e-Hybrid (anteprime in corso) con Fiat 500X ibrida a Melfi; il nuovo cambio C514 a Mirafiori. Quindi, investimenti sui motori Euro 7 a Pratola Serra per i furgoni (il sito di Verrone avrà benefici diretti) e piani confermati su Atessa, Cassino e Modena. Da chiarire ancora il futuro di Cento, dove nascono i V6 Diesel, quasi a fine corsa. Per la Gigafactory (fabbrica di batterie) di Termoli, con un impegno di Stellantis pari a 2,5 miliardi, l'accordo con il governo sarà formalizzato a breve.

Ecco quanto è emerso dal «Tavolo Stellantis» che si è riunito al Mise, presenti i ministri Giancarlo Giorgetti, con il vice Gilberto Pichetto, e Andrea Orlando (Lavoro), insieme ai capi di Fim, Fiom, Uilm, Fismic e Ugl. La delegazione di Stellantis era invece guidata da Davide Mele, vice responsabile per l'Europa allargata. «Siamo al lavoro con determinazione e velocità a sostegno della transizione nel Paese», così il manager, adattando all'occasione lo slogan coniato dall'ad Carlos Tavares alla presentazione del piano al 2030.

Le rassicurazioni arrivate da Stellantis, il cui emissario Mele ha ribadito «la centralità dell'Italia nella strategia aziendale», sono state accolte con prudenza dai sindacati, visto che ci sono domande che attendono ancora una risposta, in particolare sulla politica industriale e il mondo della componentistica. La Fiom, per questo, ha deciso di mantenere lo stato di mobilitazione. «L'obiettivo è tornare a 1,5 milioni di vetture prodotte al fine di garantire il lavoro anche gli addetti della filiera», commenta Francesca Re David (Fiom), preoccupata per la crisi russo-ucraina che si aggiunge alle altre situazioni critiche in corso: caro energia e materie prime, chip che mancano. Da Roberto Benaglia (Fim) apprezzamento per la volontà di Stellantis di reinvestire le risorse determinate dalla fusione Fca-Psa, mentre Rocco Palombella (Uilm), ha posto l'accento sulla necessità di «vigilare con attenzione perché il passaggio all'elettrico, da una parte ridurrà l'occupazione e dall'altra imporrà tagli di costi, che non devono avvenire a scapito né di salari né delle condizioni lavorative». In proposito, il ministro Orlando ha parlato di un super ammortizzatore europeo e della «trasformazione del fondo Sure in un fondo strutturale per guidare, attenuare e gestire l'impatto delle transizioni», ipotesi, peraltro, perorate giorni fa sul Giornale dall'imprenditore piemontese Pierangelo Decisi, presidente di Sigit.

E Giorgetti: «Sono in arrivo interventi operativi del governo a sostegno di tutta la filiera

di cui Stellantis è parte integrante».

Anche Stellantis, infine, nel sospendere l'import e l'export per e dalla Russia, monitora la situazione dei suoi dipendenti a Kiev e destina 1 milione a sostegno dei rifugiati ucraini.

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