Le fondazioni bancarie si schierano a fianco del governo per condurre in porto la cessione-scorporo della rete Tim con il fondo Kkr. Si tratta di «un'operazione di sistema», a cui gli enti sono «molto interessati» a partecipare, ha detto ieri il presidente dell'Acri, Francesco Profumo (in foto) alla Giornata del Risparmio. «C'è massima attenzione perché la rete di Tim è uno degli asset più importanti per la modernizzazione del Paese», ha proseguito Profumo che guida anche Compagnia di San Paolo, cioè il primo azionista di Intesa Sanpaolo. Le fondazioni hanno avviato un percorso con F2i, «fatto una prima riunione di tipo tecnico», «istituito un gruppo di lavoro» e ora sono «in attesa di indicazioni» con la prospettiva di arrivare a un punto di svolta a novembre. Il dado è tratto: sottoscriveranno il fondo da 1,5 miliardi messo in cantiere dall'ad Renato Ravanelli per acquisire fino al 15%. Le parole di Profumo suonano come un avvertimento al contropiano elaborato dal fondo lussemburghese Merlyn per cambiare, manu militari, il riassetto della rete. Lo stesso governo, peraltro, ha chiarito che la rotta è tracciata. Non solo, Consob avrebbe avviato verifiche sulle manovre di Merlyn che, da quanto trapela, mirerebbe a convocare un'assemblea ordinaria di Tim per cambiarne il cda e bloccare lo scorporo della rete. Un progetto ardito, visto che Merlyn per chiedere l'assise, dovrebbe salire al 5% più una azione del gruppo tlc che però sottoposto a Golden Power. Si fatica quindi a pensare che l'autorizzazione possa arrivare in tempi utili.
Gli advisor di Tim avrebbero in ogni caso concluso la valutazione dell'offerta Kkr in vista
del cda di dopodomani. Quanto al consensus al 30 settembre, Tim (+0,7% in Borsa) dovrebbe vedere utili in crescita sia in Italia sia in Brasile: +3,5% l'ebitda atteso a livello di gruppo e 4,017 miliardi di ricavi (+1,4%).
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