Tensione su Tim. Il cda di ieri, che avrebbe dovuto toccare tematiche strettamente legate al business e alla digitalizzazione del Paese (la Ue ha già avallato bandi per 3,8 miliardi bandi finanziati dai fondi Pnrr per portare la banda ultralarga nelle aree grigie), «ha preso atto della decisione del consigliere Luca de Meo di lasciare il comitato per le nomine e la remunerazione per sopraggiunti impegni lavorativi» e ha affrontato il tema bollente delle offerte dei fondi che si contendono l'ex monopolista negoziato in Borsa a prezzi da saldo. Un affare, forse, per il compratore, meno per chi come Vivendi (al 23,7% del capitale), anche dopo l'ultima svalutazione della partecipazione detenuta nel gruppo effettuata tre settimane fa, si trova un titolo iscritto a bilancio 0,657 euro. Vivendi sostiene il piano dell'ad Pietro Labriola che punta ad estrarre valore dai singoli business, mentre tornano le voci di dissidi con il presidente Salvatore Rossi (nella foto). Ecco, quindi, che un board in teoria tecnico si è protratto per quattro ore, mentre in Borsa il titolo ha terminato la seduta a 0,34 euro (-0,1%) a fronte del +2,4% del Ftse Mib.
Proseguono intanto le interlocuzioni sia con Kkr che, una settimana fa, ha ribadito il proprio interesse sull'intero gruppo, sia con Cvc che ha presentato un'offerta per 49% di Enterprise di ServCo, la società in cui, secondo la strategia presentata a inizio marzo da Labriola, dovrebbero essere in futuro conferiti i servizi corporate di Olivetti, Noovle e Telsy. Cvc, secondo indiscrezioni di mercato, avrebbe chiesto tra le otto e le dieci settimane di tempo per l'esame dei conti delle attività che confluiranno in Enterprise. «Riteniamo che la divisione possa avere un fatturato al lordo delle intercompanies vicino ai 3 miliardi e che quindi l'Ebitda 2021 possa essere nell'area dei 900 milioni», commenta in merito Equita ipotizzando una «resilienza di ricavi e margini del business entreprise» rispetto ai servizi consumer, per poi teorizzare una valutazione della divisione prossima a 10 volte l'ebitda, ovvero 9 miliardi.
«Nessuna due diligence è stata ancora aperta», ribadiscono fonti vicine all'ex monopolista che sottolineano poi «l'irritualità» della richiesta avanzata da Kkr nel voler esaminare i conti di Tim «in mancanza di un'offerta confirmatoria». Quattro mesi fa il fondo Usa aveva ipotizzato un'offerta di 10,8 miliardi (0,505 euro per azione) preceduta da una due diligence di quattro settimane. La proposta, ritenuta allora da Vivendi bassa rispetto ai prezzi di mercato, ora risulterebbe più che generosa.
Ma Kkr, questa volta, non si è pronunciato su alcuna valutazione in attesa dell'esame dei conti, pur mostrandosi disponibile (a differenza dello scorso autunno) a valutare un percorso per arrivare alla rete unica voluta dal governo. E proprio su questo tema si attendono evoluzioni a stretto giro: secondo indiscrezioni di Repubblica, il 2 aprile Tim e Open Fiber potrebbero firmare un patto di riservatezza per avviare i lavori.
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