Londra - La compagnia petrolifera British Petroleum (Bp) oggi tenterà di tappare con una valvola una
delle tre falle apertesi sul fondo del Golfo del Messico, dove l’affondamento di una sua piattaforma petrolifera sta
causando un versamento che promette di essere la più grave catastrofe ecologica della storia. In un
comunicato stamani il colosso petrolifero si è inoltre ufficialmente impegnato a pagare "tutti i costi necessari e
adeguati per la ripulitura" della marea nera e a risarcire "tutte le domande di indennizzo legittime e
oggettivamente verificabili per le perdite e i danni legati" al disastro.
Il colosso petrolifero britannico, proprietario della piattaforma Deepwater Horizon, aveva già espresso lo
stesso concetto nei giorni scorsi tramite un portavoce, secondo il quale "il conto (del disastro) sarà nostro".
Le cupole Due giorni fa la Bp, di fronte alle enormi difficoltà tecniche a chiudere le falle a 1.500 metri di profondità, che si
stima riversino in mare 5.000 barili di greggio al giorno ma che potrebbero arrivare fino a 100.000, aveva
confessato la propria impotenza e chiesto l’aiuto delle compagnie rivali. Nel frattempo lavora alla creazione di
pesanti "campane" di cemento per coprire temporaneamente le altre due falle in attesa di un rischioso
intervento definitivo per chiudere il pozzo in fondo al mare.
Obama: "Una catastrofe, Bp pagherà" La marea nera riversatasi nel Golfo del Messico dopo l’esplosione di una
piattaforma offshore della Bp "è una catastrofe senza precedenti" e la compagnia petrolifera britannica "pagherà": lo ha affermato il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, giunto in Louisiana per visitare le zone
colpite. "Credo che gli americani si rendano conto che siamo di fronte ad una catastrofe ecologica forse senza
precedenti: le cose siano chiare, la Bp è responsabile di quanto accaduto, e la Bp pagherà.
Ma, come Presidente, non risparmierò alcuno sforzo per affrontare questa crisi", ha concluso Obama.
Pesca vietata nel Golfo del Messico Primo contraccolpo concreto per l’industria della pesca statunitense, causato dalla
marea nera nel Golfo del Messico. Il governo Usa ha proibito ogni tipo di attività di pesca per almeno 10 giorni
nelle acque più colpite dal flusso di petrolio che sta fuoriuscendo dalla piattaforma della British Petroleum: il
divieto imposto dal National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) riguarda l’area compresa tra la
foce del fiume Mississippi fino allo spazio di mare dinanzi a Pensacola Bay, al largo della Florida. Dalla
Louisiana arriva un terzo della produzione nazionale di ostriche e l’industria ittica nel Golfo del Messico porta
circa 2,4 miliardi di dollari alla regione; Eil Golfo del Messico, essenziale punto di sosta per gli uccelli migratori,
è anche vitale per la deposizione delle uova di peschi, gamberetti e granchi. La NOAA, che ha prelevato
campioni di acqua e frutti di mare, sta cercando di valutare l’impatto sulla salute dei prodotti eventualmente
pescati.
Barack Obama, che ha voluto visitare personalmente la zona del disastro, ha ammesso che la perdita di
greggio nel Golfo del Messico è "potenzialmente un disastro ambientale senza precedenti". Al termine della
sua visita a Venice, in Louisiana, dove vengono coordinati gli sforzi, il presidente Usa ha respinto le critiche di
chi ha visto ritardi nella reazione dell’amministrazione, dicendo che il governo federale ha lanciato e coordinato
fin dal primo giorno una serie di iniziative per rispondere senza esitazioni alla crisi.
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