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Lensa, l’app di fotoritocco che non dovrebbe essere usata: ecco perché

Lensa è tra le app più popolari del momento è tanto divertente e facile da usare quanto pericolosa e irrispettosa della privacy. Ecco perché non installarla

Lensa, l’app di fotoritocco che non dovrebbe essere usata: ecco perché

Si chiama Lensa, è un’app di fotoritocco che sta spopolando al pari di app simili precedenti, come per esempio la tanto discussa FaceApp, diventata famosa nel 2019.

Un’app evoluta, che ha potenziato sia i risultati che è in grado di dare sia i problemi di privacy e discriminazione.

Ci sono diversi buoni motivi per non cedere alla tentazione di prelevarla dagli store di Google e di Apple, a cominciare dal fatto che – esaurito il periodo di prova di 7 giorni – occorre pagare 29,99 euro l’anno per poterla usare. Pagare per arrecare un danno a sé stessi e agli altri è poco saggio.

Cosa fa Lensa

Dopo averla installata e averle dato in pasto una ventina di fotografie personali, mediante l’algoritmo Stable Diffusion - sistema di apprendimento profondo che traduce testi in immagini – crea un avatar del soggetto delle fotografie, fatto talmente bene da sembrare un’opera d’arte digitale.

Lensa è in circolazione già dal 2018 ma oggi, grazie all’integrazione di una funzione chiamata Magic Avatar, è schizzata ai vertici delle classifiche dei prelievi, lasciandosi alle spalle Facebook, TikTok, Instagram e gli altri mostri sacri degli store digitali.

Senza mettere mani al portafoglio, però, l’app è assai limitata e, oltre alla formula dell’abbonamento annuale da 29,99 euro, esiste la possibilità di acquistare la possibilità di creare un numero limitato di avatar pagando 3,99 dollari. Ma non è la questione economica il vero limite di Lensa.

La privacy

Lensa usa immagini di persone reali e garantisce che vengano cancellate dopo essere state elaborate o, in ogni caso, 24 ore dopo essere state caricate sui server. Il fatto è che vengono eliminate soltanto le foto caricate dagli utenti, non quelle elaborate. Chi fa uso di Lensa quindi consegna agli sviluppatori fotografie sue o di persone care le quali, seppure modificate, possono essere usate senza restrizioni, così come dicono le policy dell’app stessa, che intende le foto al pari di una proprietà inalienabile.

Cosa possa fare Lensa delle fotografie degli utenti non è noto, ma il punto è che può farne ciò che vuole diventandone proprietaria a tutti gli effetti perché, usando l’app, gli utenti devono accettare questa condizione, trasferendo agli sviluppatori il pieno diritto delle immagini prodotte (pagando).

Assenza di controllo

Oggi ci sono tecniche di Deep fake che permettono di sovrapporre volti e corpi, creando così immagini che a prima vista sembrano del tutto reali e che invece non lo sono. Un fenomeno che – nella sua deriva meno ortodossa – permette di creare false immagini pornografiche laddove, al corpo di un attore o un’attrice hard, vengono sovrapposti volti di persone reali. Ma le tecniche di Deep fake possono essere usate anche in altri ambiti, nessuno lusinghiero, per esempio per la contraffazione di documenti di identità.

Repubblica.it fa notare che, nel trasformare le immagini di volti femminili, Lensa restituisce una scelta di avatar vestiti in abiti succinti o sessualmente ammiccanti.

Fare uso di Lensa vuole dire alimentare questo circolo poco virtuoso, aumentare il potere di sviluppatori poco rispettosi della privacy e mercati paralleli sui quali vengono svolte attività poco chiare e inclini – almeno potenzialmente – a eludere le leggi.

La soluzione è semplice. Non farne uso.

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