Aiuto, che vergogna a palazzo le (non) mogli e i (non) mariti

I "compagni" di leader, primi ministri e presidenti scatenano casi diplomatici, rompono i protocolli e mettono in grave imbarazzo i loro amori. L'ultima? Marine Le Pen...

L'ultima «compagna» in imbarazzo è Marine Le Pen, il che è già una contraddizione in termini. La leader francese del Front National ha appena denunciato per diffamazione Mediapart dopo che il sito d'inchiesta l'ha accusata di tenere a libro paga il suo «partner», Louis Aliot, sfruttando i soldi del Parlamento europeo, di cui lei è deputata, per pagargli uno stipendio da assistente di cinquemila euro al mese. Prima di lei, appena qualche giorno fa, era toccato alla ministra delle Politiche abitative Cécile Duflot difendersi - per poi scoppiare in lacrime in Parlamento - dalla fila di fuoco dell'opposizione dopo che il «compagno», Xavier Cantat, antimilitarista convinto, ha disertato la parata del 14 luglio e ha avuto la geniale idea di vantarsi via Twitter della scelta («Fiero che la sedia a me riservata resti vuota»). Valérie docet, verrebbe da dire pensando alla «compagna» del presidente François Hollande, che con un'esternazione in Rete contro la ex «compagna» del presidente, Ségolène Royal, fece uno scivolone irrimediabile e scatenò un putiferio. La faccenda non è solo affare di Francia, la patria dell'amore libero, dei Pacs e ora anche dei matrimoni gay, dove già Carla Bruni, non ancora Sarkozy, dovette rinunciare ai viaggi in Arabia saudita e India prima del matrimonio per evitare l'esplosione di un caso diplomatico. La questione dei «compagni di Stato», delle «non» mogli e dei «non» mariti di ministri, primi ministri e presidenti, sta diventando un grattacapo e soprattutto un imbarazzo internazionale. Da Canberra a Berlino, da Londra a Reykjavik. Non solo perché non si sa come definirli (gli americani, a proposito di Valérie, coniarono il termine «first girlfriend», ma la «fidanzata» non venne accolta a Londra, dalla regina, perché il suo ruolo non era contemplato dal protocollo). L'imbarazzo non dipende solo dal fatto che ci si domanda se un giorno entreranno nel ruolo ufficiale o sono solo meteore di passaggio, la questione è che «compagni», «partner» o «fidanzati» degli uomini e delle donne di potere sono sempre più numerosi nell'era dell'allergia al matrimonio e sempre più spesso rompono le etichette, fanno impazzire i burocrati dei viaggi di Stato e fanno arrossire i loro amori.

È successo il mese scorso anche alla premier australiana Julia Gillard (ora divenuta ex), spiazzata da un'agghiacciante intervista in cui un deejay radiofonico - poi licenziato - le chiedeva a bruciapelo se Tim Mathieson, suo compagno da sette anni, fosse gay perché parrucchiere. Pregiudizi, si dirà. Gli stessi che spiegherebbero perché, appena diventato leader del partito laburista britannico, Ed Miliband - che aveva sempre considerato il matrimonio un optional un po' imbarazzante, un'istituzione che poteva anche sparire - alla fine ha sposato due anni fa Justine Thornton, sua compagna da sei anni e già madre dei suoi due figli. E matrimonio fu anche fra il vicencancelliere e ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle, gay dichiarato, che dopo le polemiche scoppiate sulla presenza del compagno Michael Mronz durante i viaggi ufficiali all'estero del ministro, ha siglato nel 2009 un'unione civile col compagno di lungo corso Michael Mronz.

Resta il fatto, tuttavia, che ad alcuni imbarazzi di Stato sono in molti a non essersi ancora abituati.

Se la première compagne Valérie Trierweiler, dopo il no di Elisabetta II, ha risolto la questione sfidando il protocollo e costringendo l'India a riservarle l'accoglienza della moglie di un capo di Stato, la premier d'Islanda Jóhanna Sigurdardóttir, primo capo di governo al mondo dichiaratamente gay, durante la visita alle isole danesi Faroe, si è vista snobbata dal leader del partito conservatore, che non ha voluto partecipare a una cena in suo onore, perché aveva portato con sé Jonina Leonsdottir, sua partner da oltre dieci anni. E dire che le due si erano sposate tre mesi prima.

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