Finanza sostenibile

La finanza punta sull'acqua: oro blu sempre strategico

L’oro blu muove business miliardari e in crescita. Numeri capaci di avere ricadute anche lontano dalla Borsa

L'acqua al centro delle strategie della finanza sostenibile

L’acqua potrebbe presto inondare i segmenti dei listini delle piazze finanziarie dedicati ai mercati delle materie prime. Il ciclo di questa molecola, fondamentale per lo sviluppo della vita e per tantissimi cicli produttivi, rientra in pieno nella filosofia alla base del concetto di finanza sostenibile. Il suo impiego – in agricoltura come all’interno di grandi complessi industriali – dovrà essere razionalizzato e gestito per evitare storture capaci di mettere a repentaglio le strategie Esg delle società quotate e dei loro fornitori. Azionisti, agenzie di rating, osservatori e consumatori pretenderanno sempre maggiore attenzione: l’utilizzo delle risorse idriche e la tutela per le falde finiranno al centro delle relazioni non finanziarie in cui si dovranno spiegare le strategie di breve e medio termine adottate per ridimensionare quella che in gergo viene definita “impronta ambientale”. La sommatoria degli effetti di una determinata attività produttiva nei confronti dell’ambiente.

Il focus dei mercati non si concentra solo sui flussi che possono andare dalla sorgente al rubinetto di una grande fabbrica. La risorsa idrica è infatti esaminata nella totalità dei suoi impieghi: utilizzi diretti e sfruttamento indiretto o tutela della sua purezza. Alcuni prodotti finanziari dedicati interamente a questo prezioso liquido sono già liberamente scambiabili. Gli investitori possono infatti decidere di acquistare quote di Etf che hanno come sottostante azioni di aziende coinvolte in business in cui l’acqua assume valenza cruciale. Questi prodotti, il cui acronimo significa exchange-traded fund, sono un tipo di fondi d'investimento quotati in borsa e hanno la peculiarità di essere a gestione passiva poiché si legano a un indice azionario preesistente o a determinati indici di riferimento. Gli ETF sull’acqua possono includere aziende che generano le proprie entrate dalla fornitura di infrastrutture rilevanti (costruzione di fognature, forniture di pompe e contatori ed uffici di ingegneria) o producono prodotti e apparecchiature per il trattamento dell’acqua (esempio: prodotti per e tecnologie per la disinfestazione, purificazione e desalinazione dell’acqua). Società il cui fatturato è destinato a crescere in ragione della maggiore attenzione riservata alla salvaguardia dell’acqua e al suo impiego più attento nei cicli produttivi.

I trend positivi favoriranno anche l’adozione di criteri molto più rigorosi. Spesso, come segnalato da alcuni specialisti di Bloomberg, negli Etf e all’interno di prodotti finanziari studiati per attirare i capitali di chi vuole sempre avere un occhio all’ambiente finiscono anche società che fanno davvero poco per la tutela delle risorse naturali. Fenomeni destinati a diminuire in ragione dei volumi miliardari che questi mercati sono capaci di generare. Quando si parla di acqua le ricadute possono avere anche portata generale e non limitarsi al volume dei dividendi distribuiti a chi scegli di mettersi in gioco nelle Borse. A spiegare il perché ci ha pensato Simona Camerano, responsabile Scenari economici di Cassa Depositi e prestiti. La dirigente è convinta del legame diretto tra finanza e territori: “La finanza sostenibile può giocare un ruolo importante conciliando i ritorni economici con impatti ambientali e sociali positivi per il territorio”. I confini del business sono di sicuro interesse: “In Italia nel 2021 i prestiti con finalità green hanno raggiunto i 13 miliardi di euro e il valore delle obbligazionarie sostenibili è arrivato a circa 300 miliardi di euro, sette volte il livello del 2017. Numeri che testimoniano le grandi opportunità”. Profittabilità capace di migliorare il funzionamento delle reti nelle città e i risultati della depurazione. Proprio su quest’ultima materia l’Italia ha tanto da recuperare così come testimoniato dalle procedure di infrazione comunitarie.

Un’eredità scomoda che la finanza potrebbe contribuire a spazzare via.

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