Finanza sostenibile

Una finanza più sostenibile per prevenire le bolle? Non è utopia

La finanza sostenibile deve essere prima di tutto finanziariamente sostenibile. Non è un'ovvietà, ma una constatazione: dopo anni di corsa le borse frenano. E devono pensare in termini più realistici

Una finanza più sostenibile per prevenire le bolle? Non è utopia

Sono settimane di grande fermento sui mercati finanziari di tutto il mondo: il combinato disposto tra inflazione montante, corsa dei prezzi energetici e guerra russo-ucraina ha spiazzato via il sentimento positivo che si respirava da oltre un anno per la ripresa post-Covid. E ha messo nuovamente delle nube cupi sul futuro dell’economia globale.

La correzione negativa di Wall Street ad aprile, con la peggiore flessione dal 2008 in avanti andata in scena, non sarebbe di per sé una notizia negativa, dato che potrebbe anche significare lo sgonfiamento di una potenziale bolla alimentata soprattutto dai titoli tech. Ma il trend ribassista sta trascinando con sé asset ben più volatili, come le criptovalute, in una fase in cui in tutto il mondo determinante componenti del settore finanziario, primi fra tutti i titoli energetici, sono i nuovi, temporanei market-mover.

Ora più che mai il tema della sostenibilità del sistema finanziario diventa decisivo come chiave di lettura complessiva, a livello sistemico, per determinarne il futuro sviluppo. La finanza sostenibile sta diventando non più un obiettivo, ma una necessità inderogabile per tutta l’architettura dell’economia internazionale. E non parliamo solo di criteri Esg (Environment, Social, Governance) in riferimento ai principi guida che alimentano il legame tra investimento finanziario e sviluppo sostenibile, ma della necessità di trovare una retta via tra la tendenza all’anarchia della finanza internazionale odierna e l’obbligo di mantenere titoli capaci di difendere i risparmi e gli investimenti in una fase in cui il quadro è stato stravolto.

Dal 2008 ad oggi negli Usa e in Gran Bretagna e dal triennio 2012-2015 per l’Europa (fase del passaggio dall’austerità finanziaria al quantitative easing)le banche centrali principali del pianeta hanno assecondato una fase di colossale espansione della base monetaria e della liquidità per sostenere i sistemi travolti dalla crisi, provare a stimolare l’economia reale, far ripartire salari, prezzi, inflazione con gradualità. Una svolta sempre più “giapponese”, essendo Tokyo da tempo arrivata alla vera e propria monetizzazione del deficit. Il problema di queste mosse è risultato essere l’assimilazione da parte degli operatori di logiche definite inizialmente come emergenziali alla stregua di nuove regole di mercato permanenti. Una svolta che col Covid è diventata ulteriormente strutturale e ha prodotto una nuova alimentazione fine a sé stessa del sistema finanziarizzato.

Il surriscaldamento della ripresa post-Covid ha imposto un freno a tale meccanismo facendo ripartire ovunque l’inflazione a tassi mai raggiunti con un finanziamento a pioggia dei sistemi economici non sostenuto da politiche fiscali volte a rafforzare la produzione reale. Da qui il contraccolpo sulle borse, che si erano iper-dilatate.

Che lezione si può apprendere da questo fatto? Quella secondo cui la sostenibilità della finanza e, dunque, i ragionamenti sui fini degli investimenti coperti con denaro che, in futuro, sarà sempre più difficile procurarsi agli stessi costi, irrisori o nulli di ieri, dovranno essere centrali per ogni investitore. E dunque, semplificando, bisognerà far sì che comprare una Tesla sia un affare paragonabile all’acquisto di un’azione Tesla, o capire se la previsione dell’ad di BlackRock Larry Fink su colossali investimenti in transizione energetica destinati a creare nuovi campioni ad alto portato tecnologico sarà reale.

Può sembrare lapalissiano, ma la finanza sostenibile deve essere innanzitutto sostenibile finanziariamente. Invertendo i termini della questione il risultato cambia e l’accento passa sul realismo finanziario degli investimenti, che non riguarda solo quelli di marchio Esg. Per evitare un nuovo 2008 causato da bomba energetica, inflazione, esplosione delle criptovalute e correzione borsistica il tempo c’è ma gli operatori e i governi devono capire che l’epoca delle vacche grasse, del denaro mandato facilmente nelle gore morte della speculazione, è finito. E che rimettere l’economia ancora in via di ripresa al centro della finanza può salvare entrambe.

È questa la prima vera forma di sostenibilità.

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