«È una riforma utile e necessaria perché ormai la Costituzione che ha più di 70 anni in certe parti non funziona più e si va avanti con accorgimenti e interpretazioni». Il professor Raimondo Cubeddu, già ordinario di Filosofia politica all'Università di Pisa, è convinto della necessità di una riforma della nostra Carta.
Qual è la differenza principale rispetto al passato?
«Oggi i capi del governo devono prendere le decisioni politiche in contesti internazionali molto difficili per cui è necessario avere un rapporto diverso tra il premier e gli elettori. Il capo del governo non è più una persona che viene cambiata nell'arco di pochi mesi come al tempo della Dc e, quindi, è necessario che abbia una legittimazione più ampia e duratura».
Non c'è il rischio di avere un uomo solo al comando?
«Se facciamo una comparazione dei poteri del premier italiano con quello di altri Paesi europei vediamo che altrove ci sono maggiori poteri e una maggiore stabilità. In Italia l'evoluzione della nostra Costituzione è stata tale per cui quando è stata concepita il capo dello Stato era quasi un notaio, mentre oggi svolge è anche il garante della nostra collocazione internazionale. C'è il pericolo, perciò, che le funzioni tra le due cariche dello Stato si accavallino e, dunque, c'è bisogno che vi sia una maggiore chiarezza costituzionale».
È necessario controbilanciare i poteri del presidente della Repubblica che negli ultimi anni è stato anche artefice della nascita di alcuni governi?
«I governi dei presidenti sono un'anomalia. In alcuni casi, come quello di Draghi, si è trattato di scelte che sono state ben accolte, ma in altri sono state delle scelte molto discutibili. In ogni caso, negli altri Paesi europei, quando cade un governo, si torna a votare. In Italia no e questo non va bene. È chiaro che ci sono delle situazioni d'emergenza, ma tutto ciò che ha fatto il governo Conte avrebbe avuto bisogno di un controllo diverso».
Fiducia costruttiva o norma anti-ribaltone?
«Secondo me è essenziale che, se cade il governo, si torni a votare o perlomeno che, come in Inghilterra, il capo del governo abbia il potere di indire le elezioni».
È d'accordo con l'eliminazione dei senatori a vita?
«Credo vadano aboliti.
Abbiamo avuto persone che raramente sono andate a votare. La verità è che per fare il senatore è necessario studiare e impegnarsi. Non è affatto detto che chi è genio in un determinato ambito della vita pubblica possa essere un ottimo legislatore».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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