La politica estera dell'esecutivo punta sulla Marina

Navigare per contare. È il nuovo paradigma della politica estera di Giorgia Meloni

La politica estera dell'esecutivo punta sulla Marina
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Navigare per contare. È il nuovo paradigma della politica estera di Giorgia Meloni varato lunedì a Tokyo con l'annuncio del prossimo invio nell'area di un squadra navale e di uno stormo di F35 incaricati di condurre missioni d'addestramento con la Marina nipponica sotto la guida della portaerei Cavour. L'impegno nell'Indo-Pacifico dopo decenni segnati da missioni navali con rari orizzonti aldilà del Mediterraneo e del vicino Oriente si accompagna ad un rinnovato interesse per l'Africa. Ed è il segnale più evidente di una politica estera più decisa, pronta a misurarsi sia con le sfide geopolitiche mediorientali sia con quelle che contrappongono l'alleato statunitense alla Cina. Per capirlo basta osservare la mappa geopolitica disegnata dalle rotte delle nostre unità navali. Il cacciatorpediniere lanciamissili Caio Duilio a breve verrà dispiegato tra Mar Rosso e Stretto di Hormuz per ospitare il comando tattico della missione europea Aspides e garantire le rotte commerciali minacciate dai ribelli Houthi e dai loro padrini iraniani. La fregata Martinengo, già in navigazione tra Mar Rosso e Corno d'Africa, ha sostituito la Virginio Fasan nella missione anti pirateria Atalanta. Ma è pronta ad affiancare il Caio Duilio se la situazione nell'area precipitasse. Anche perché detenendo il comando tattico di Aspides spetterà all'Italia e non alla Grecia - dove si trova il quartier generale della missione - la decisione di aprire il fuoco e neutralizzare eventuali attacchi dei miliziani Houti. Ma quest'anno la nostra Marina Militare deve anche assumere il comando della Task Force 153, un'altra missione navale attiva tra Hormuz e il mar Rosso a cui partecipano gli Usa e altre 40 nazioni. E a rendere definitivamente ruggente il 2024 s'aggiungerà, ad agosto, la spedizione nell'Indo- Pacifico della squadra navale guidata dalla portaerei Cavour e preceduta dai caccia-bombardieri F 35. Il gruppo di battaglia - come ha spiegato la Presidente del Consiglio - ha in programma una serie di esercitazioni congiunte con il Giappone. Un programma non propriamente neutro dal punto di vista militare. Anche perché si svolgerà in un area navale resa sempre più critica dalla contrapposizione tra l'alleato americano e la Cina. E questo a pochi mesi dalla mancata riconferma del Memorandum sulla Via della Seta che ha segnato una netta presa di distanze da Pechino.

L'attività senza precedenti di una Marina Militare impegnata non solo nel Mediterraneo, ma anche su due potenziali fronti bellici segnala anche il conseguimento di un livello qualitativo e quantitativo mai raggiunto prima dalla fine della seconda guerra mondiale. Con la consegna a marzo della portaelicotteri Trieste, varata a maggio 2019, la nostra Marina potrà dispiegare e mettere in volo dai 70 agli 80 tra jet ed elicotteri.

A quel punto l'Italia - grazie ad una cinquantina di navi da guerra tra cui 8 sottomarini, 10 fregate e 4 cacciatorpedinieri, potrà vantare la quinta Marina Militare del mondo dietro Stati Uniti, Cina, Regno Unito e Francia. Uno strumento indispensabile per affiancare una politica estera che con l'avvento del governo Meloni si è data orizzonti e ambizioni assai più ampi.

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