Guerra in Ucraina

Omicidi eccellenti e ammissioni degli 007 ucraini: la strategia che irrita la Nato

In un'intervista il generale Kyrylo Budanov, capo dell'intelligence militare ucraina, ha lasciando intendere le responsabilità di Kiev dietro la morte di alcuni sostenitori russi di Putin. I dubbi dell'Occidente

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L'episodio più eclatante è forse quello del 20 agosto scorso, quando un attentato dinamitardo ha ucciso Daria Dugina. Ossia la figlia di appena 30 anni di Alexander Dugin, uno dei più popolari sostenitori della guerra in Ucraina tra i politologi russi. Alcune settimane dopo, da Washington è stato sollevato il sospetto che l'attentato fosse stato pianificato dai servizi segreti ucraini. Circostanza che ha messo in imbarazzo la stessa Casa Bianca, preoccupata delle possibili conseguenze derivanti dalla strategia delle "uccisioni mirate".

Fare fuori obiettivi di scarso valore strategico per le sorti del conflitto, è il pensiero circolante nell'intelligence Usa, può arrecare più danni che benefici a Kiev. Ma sono diversi gli episodi del genere, caratterizzati da attacchi mirati contro personaggi pubblicamente schierati con Vladimir Putin. Nelle scorse ore è arrivata una parziale ammissione da parte ucraina della propria responsabilità dietro gli attentati. Kyrylo Budanov, capo del Gur (il servizio segreto militare di Kiev) ha lasciato intendere che gli episodi accaduti in Russia non sono stati figli del caso.

Le parole di Budanov

In ordine di tempo, l'ultimo attentato risale al 6 maggio scorso quando nella città di Niznij Novgorod è saltata in aria l'auto dello scrittore Zakhar Prilepin. Alcuni giorni prima, ha suscitato scalpore l'omicidio di Vladlen Tatarsky. Quest'ultimo è stato ucciso a seguito di un attentato dinamitardo all'interno di un locale di San Pietroburgo il 2 aprile. Il locale in questione è di proprietà di Evgenji Prigozhin, il capo della Wagner. Poche ore più tardi, in un video in cui ha annunciato l'avanzata della propria milizia a Bakhmut, lo stesso Prigozhin ha dedicato le conquista a Tatarsky. I due erano molto amici e condividevano pubblicamente le stesse posizioni sulla guerra.

Intervistato per il canale YouTube "Gente Diversa" dal giornalista ucraino Valery Savchuk, il numero uno del Gur non ha fatto mistero delle possibili responsabilità della propria intelligence. "Potremo mai raggiungere i disgustosi Soloviov, Dugin e Simonyan?", ha chiesto Savchuk a Budanov. La sua risposta è apparsa tanto tagliente quanto chiara. "Diciamo cosi, abbiamo già raggiunto molte persone - ha dichiarato - ci sono i casi dei media pubblici che sono diventati dominio pubblico, come si dice".

Il giornalista lo incalza e gli chiede se, tra i casi a cui Budanov ha fatto riferimento, rientra anche quello di Prilepin. "Se inizi a parlare di individui specifici - è stata la risposta del generale - allora devo rispondere nello stesso modo in cui risponde classicamente qualsiasi servizio segreto del mondo: non possiamo confermare né smentire". Ma non è un mistero che, in queste circostanze, la non smentita equivale quasi sempre a un'implicita ammissione. Due risposte, quelle di Budanov, che in qualche modo danno l'idea di come Kiev, seppur in modo non eclatante, voglia far sapere di avere delle responsabilità dietro gli attentati che hanno coinvolto blogger e scrittori russi.

La posizione ufficiale di Kiev

Così come riportato su Repubblica, i media ucraini non hanno dato molta rilevanza alle parole di Budanov. Del resto, al di là delle frasi sibilline riportate su un podcast, non sembra nell'interesse del governo ucraino ammettere di avere precisi piani per assassinare personaggi pubblici in Russia. Si tratta di civili, non di persone impegnate direttamente nel conflitto. Circostanza questa, come nel caso di Daria Dugina, che ha creato imbarazzi con gli Usa.

Ecco perché Kiev ha spesso attribuito questi attentati a gruppi partigiani anti Putin presenti in Russia. Un modo per dissociarsi ufficialmente, ma lasciare la firma ufficiosamente. Del resto, se è interesse del governo ucraino non ammettere ufficialmente le responsabilità, è altrettanto vero che dalle parti di Kiev tengono a far sapere di poter colpire con i propri uomini all'interno del territorio russo. Gli attentati di questi mesi sono avvenuti a Mosca, così come in altre città della federazione. E questo ha contribuito a creare un senso di parziale insicurezza tra gli stessi cittadini russi.

Gli alleati della Nato, come detto, non vedono di buon occhio una simile strategia. C'è un problema etico, in primis. Ma anche strategico: se davvero i servizi ucraini dovessero esplicitamente ammettere di organizzare attacchi in Russia, Mosca avrebbe ulteriori pretesti per attaccare. Sia sotto il profilo militare che politico. Non è un caso che Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, ha parlato di "stato terrorista" con riferimento all'Ucraina. "Sono terroristi. E coloro che giustificano il regime di Kiev e lo sponsorizzano sono complici dei terroristi.

L’Onu farà finta di niente anche stavolta?", si legge in una sua nota diramata nelle scorse ore.

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