Guerra in Israele

Dai post ai video: un mese di strafalcioni su Israele targati Rula Jebreal

La giornalista palestinese ha condiviso notizie false o manipolate sul conflitto in corso, alzando quasi sempre i toni contro chi ha osato contraddirla

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Quella tra Israele e Hamas è una guerra che si combatte anche con mezzi non lineari, soprattutto in rete. È qui che spuntano e vengono condivise informazioni false o manipolate usate per dare forza alla narrazione secondo cui le uniche vittime dell'annoso conflitto arabo-israeliano apparterrebbero a una fazione sola. La demonizzazione dell'avversario è un espediente efficace che purtroppo in questi giorni drammatici si sta riscontrando parallelamente ai combattimenti sul campo di battaglia. L'elenco di immagini e filmati rilanciati online per attaccare lo Stato di Israele è infinito.

Nelle ultime settimane sono ricomparse foto di bambini siriani risalenti, appunto, alla fase più acuta della guerra tuttora in corso in Medio Oriente ma esplosa lo scorso decennio. E che dire del video decontestualizzato che ritrarrebbe ebrei in festa per la "carneficina di Gaza": scene del 2015, dunque che non riguardano fatti di attualità, ma comunque propagate da profili seguitissimi. Uno di questi è quello di Rula Jebreal, giornalista di origini palestinesi che dopo il primo "scivolone" si è ripetuta rendendosi protagonista dell'ennesimo diverbio sul suo account X.

Stavolta la giornalista 50enne ha pubblicato un servizio in una scuola ebraica in cui i bambini, rispondendo alle domande degli insegnanti, ammetterebbero di voler uccidere gli arabi. Una dichiarazione scioccante, che però non corrisponderebbe a quanto accaduto veramente. "Cosa pensa un gruppo di bambini israeliani dei palestinesi…Come vengono indottrinati nelle scuole, ai tempi di pace. Intervistati in una secuola da politici israeliani e un insegnante. Dobbiamo uccidere gli arabi/palestinesi o saranno i nostri schiavi", ha scritto Jebreal. La clip in questione mostra anche dei sottotitoli in inglese aggiunti con uno sfondo nero che coprono il testo in ebraico, forse inseriti per nascondere la versione originale. Il bambino intervistato, infatti, non avrebbe detto di sentirsi arrabbiato e per questo di voler compiere un massacro, bensì il contrario.

"Sono spaventato, perché ho paura che possa uccidermi", è la frase pronunciata davvero. Un ribaltamento totale della realtà. Ma la mistificazione non si ferma qui. Innanzitutto, come nei casi precedenti, il video è del 2016, parte di un reportage dell'emittente israeliana N12, ed è iniziato a circolare nel 2021. Già smentito allora, ora sotto al post originale appaiono perfino le cosiddette community notes, i commenti che gli utenti dell'ex Twitter possono scrivere per spiegare il contesto di messaggi e informazioni giudicate tendenziose o infondate. Sicuramente non è equiparabile a una sentenza della Cassazione, ma un tale avviso accanto a qualsiasi contenuto dovrebbe far suonare più di un campanello d'allarme prima di darlo in pasto a centinaia di migliaia di persone sprovviste degli strumenti per verificare ed eventualmente confermare una notizia così grave.

Lo scorso 31 ottobre, inoltre, Jebreal aveva scelto un parallelismo alquanto fuori luogo per descrivere il comportamento delle forze armate israeliane a Gaza, paragonabile secondo lei a un ipotetico bombardamento sulla città di Palermo contro la mafia. "Immaginate – si legge sempre sui suoi canali – se il governo bombardasse Palermo per scovare i mafiosi dopo una strage…giustificando i crimini di guerra dicendo che la mafia usa i civili come scudi umani. Se il diritto internazionale vale per gli europei, perché non dovrebbe valere per i bambini di Gaza?".

Oggi a cercare di ristabilire la verità almeno nel panorama mediatico italiano ci ha pensato la Iena Antonino Monteleone, che ha attaccato l'ex conduttrice sempre su X. "Bufala Jebreal – evidenzia Monteleone – pubblica un video del 2016 la cui traduzione deliberatamente fuorviata è stata già denunciata come vera e propria manipolazione , ma se glielo fai notare si adonta un pochettino. Peraltro ne ha inanellate un paio, di gaffe così, in due giorni". Immediata la replica: "A differenze di quel genio delle iene, io parlo l’ebraico, l’arabo, e l’inglese…ecco il video e la traduzione completa in inglese. I bambini indottrinati parlano di uccidere gli arabi, o di prenderlo come schiavi, e di distrugere la Moschea di Al Aqsa". Ma il girato è sempre lo stesso, così come i fantomatici sottotitoli in inglese. Lo scontro è poi continuato e i toni non si sono per niente abbassati, ma il danno si è ormai consumato.

La disinformazione corre e chi la diffonde forse non si rende conto delle conseguenze nefaste che questa può avere sulla salute della democrazia.

C'erano una volta i giornalisti che verificavano le notizie.

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