Subito dopo l’arrivo a Bari del candidato segretario del Pd Stefano Bonaccini, a cui Michele Emiliano in cambio del sostegno ha chiesto di non allearsi mai più con Renzi e Calenda ma solo con i 5 stelle, oggi il presidente della Regione ha accolto Giuseppe Conte nel suo tour tra i percettori del reddito di cittadinanza.
Il leader grillino si è recato all’ex manifattura Tabacchi, un capannone abbandonato di proprietà Invimit, la società immobiliare del Mef presieduta dal leghista barese Nuccio Altieri che Conte nominò durante il governo giallo verde.
L’ex premier difende il reddito di cittadinanza fomentando contro il governo Meloni i percettori che temono di perderlo. E subito gioca di sponda con il governatore: "Il Movimento, l'ho già dichiarato, è disponibile a continuare a lavorare per la comunità pugliese ma proprio in questa prospettiva abbiamo concordato, chiesto e ottenuto dal presidente Emiliano massime garanzie, innanzitutto per quanto riguarda un sistema di protezione sociale. Se questo governo dovesse continuare in quella che per noi è una scellerata intenzione di smantellare il reddito di cittadinanza, opereremo qui in Puglia, e ovviamente consideriamo questo un progetto pilota da estendere, per introdurre una misura di protezione che possa supplice all'azione abrogatrice del governo nazionale”.
Conte mantiene la regola non scritta che vige da queste parti: nessuno può venire in Puglia senza passare da Michele Emiliano. E così i due si vedono, anche solo per salutarsi dopo il recente patto telefonico con cui hanno messo fuori dalla maggioranza regionale i consiglieri passati al gruppo del Terzo polo.
“Abbiamo incontrato con i consiglieri regionali il presidente Emiliano - ha spiegato Conte- abbiamo avuto uno scambio per aggiornarci sui più recenti avvenimenti della giunta e dell'amministrazione regionale ma soprattutto per toccare argomenti per il rilancio dell'azione regionale".
Ovviamente non perde l’occasione per punzecchiare il Pd: “Siamo qui con il presidente Emiliano, siamo qui in giunta, ci siamo impegnati a fare un percorso nel segno della transizione ecologica, dell'attenzione alle fasce più fragili della popolazione, cercando di rilanciare in Puglia una maggiore qualità dell'occupazione. Da questo punto di vista ci siamo, continuiamo responsabilmente a dare una mano alla comunità pugliese e speriamo che questo lavoro venga apprezzato da tutto il Pd”.
Ma come da tempo si vocifera, per il dopo Emiliano anche in Puglia salta il campo largo: se il Pd candida governatore il sindaco di Bari Decaro, Conte schiererà il suo delfino, l'ex sottosegretario tarantino e vice del Movimento, senatore Mario Turco: “Il movimento cinque stelle non accetterà nessuna indicazione, nessun diktat. Lo dico subito a scanso di equivoci - dice Conte a Bari -. Quando sarà il momento e la prospettiva diventerà concreta il movimento sicuramente lavorerà per una proposta che sia degna di questa comunità regionale. Chi in questo momento sta ipotecando delle candidature, lo sta facendo a titolo personale”.
Poi dalla ex manifatturiera si sposta alla Baritech, dove ci sono i lavoratori in presidio.
Una ex fabbrica di lampadine, che durante la pandemia era stata trasformata dal commissario Arcuri in produzione di Meltblown, il tessuto non tessuto per le mascherine.
Con una commessa da 46 milioni di euro per il tessuto da portare a Fca per le mascherine.
Il commissario Figliuolo però, che fu chiamato da Draghi a sostiuire Arcuri, non rinnovò quella commessa, e da allora la fabbrica è chiusa con 120 lavoratori in cassa integrazione.
La settimana scorsa è andato a trovarli il Presidente Michele Emiliano, che ha fatto loro una grande promessa: “rinnoveremo la cassa integrazione”.
Senza alcuna prospettiva di rioccupabilità si tengono i lavoratori nel limbo con il sussidio rinviandone il reimpiego che più passa il tempo, più si fa difficile.
Idem ha fatto oggi Conte: “Non possiamo lasciare senza risposte oltre 100 famiglie, con lavoratori perlopiù over 50 che rischiano di rimanere senza futuro. Ho voluto vedere i lavoratori e lo stabilimento - ha commentato Conte - per rendermi conto della situazione. Seguirò personalmente questa vicenda per favorire una soluzione nel segno della continuità aziendale e offrire futuro occupazionale a lavoratori che si sono distinti per la qualità del lavoro svolto e l'alta qualità dei tessuti prodotti".
La stessa cosa aveva promesso in campagna elettorale a Mottola, ai lavoratori dell’ex manifattura Albini. Conte insieme al delfino Mario Turco aveva garantito di aver trovato un’azienda per la reindustrializzazione. Finita la campagna elettorale, l’azienda è sparita. Come sempre accade, mentre rinnovano cassa integrazione all’infinito.
Come in Ilva, dove proprio Conte nel contratto segreto di marzo 2020 pare aver messo la firma per cancellare il ritorno in azienda precedentemente concordato nell’accordo sindacale del 2018, per i 1700 lavoratori Ilva in amministrazione straordinaria. “Noi abbiamo avviato un percorso per rendere ancora più incisivo il contributo dello Stato- ha detto oggi Conte- per garantire che, pur nel quadro di una impresa privata, sia perseguito un interesse collettivo quanto più possibile. Quindi vorremmo che questo governo continuasse questo percorso che sicuramente rafforza anche il contributo pubblico con tutte le garanzie.
Ci auguriamo che prosegua anche il percorso per porre fine alle fonti inquinanti, per rafforzare il percorso eco-sostenibile della linea produttiva e garantire ovviamente a tutti i lavoratori anche una prospettiva di sicurezza occupazionale futura”.Cosa voglia dire concretamente tutto questo forse lo sa solo lui, ma certamente non sarà fatto gratuitamente.
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