Il bianco e il nero

"Cospito? Violenza politica va combattuta". "Sì, ma evitiamo eccessi puntivi"

Ecco le opinioni del senatore piddino Walter Verini e del sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari sul caso del terrorista Alfredo Cospito

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Il caso di Alfredo Cospito, il terrorista sottoposto al regime di 41 bis, divide il mondo politico. Per la rubrica Il bianco e il nero abbiamo intervistato il senatore Pd Walter Verini e il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari.

Cosa pensa del caso Cospito?

Ostellari: “Non sono solito commentare le specifiche vicende giudiziarie. Certo, se Cospito si definisce 'un terrorista anarchico', non posso che prenderne atto. Per quanto di competenza dell’Amministrazione penitenziaria ho ricevuto rassicurazioni circa il fatto che il soggetto sia costantemente monitorato, anche dal punto di vista sanitario”.

Verini: “Penso che sia giusto valutare se nel suo caso il 41 bis sia una misura appropriata. Non so se Cospito abbia, al di fuori di quel regime carcerario, la possibilità di avere una rete, dare indicazioni, e così via. A questo deve servire il 41 bis: impedire contatti tra dentro e fuori. Ed è lecito avere dubbi circa il suo caso: l’appello di tanti giuristi e personalità non può essere ignorato. Per questo fa lo sciopero della fame, fino a quando non ci sarà una risposta dello Stato su questo punto. Per questo siamo andati a visitarlo, per verificare le sue condizioni, lo stato di salute. E siamo molto preoccupati. Il Ministro ha la possibilità e i poteri per valutare, intervenire. E la Cassazione dovrebbe fare in fretta, a sua volta, per esprimere il suo giudizio. C’è un caso umano, innanzitutto. E c’è anche la necessità di evitare tensioni interne ed esterne al carcere”.

Se si fosse trattato di un terrorista di destra, secondo lei, la sinistra si sarebbe mobilitata ugualmente in tal modo?

Ostellari: “Questa domanda andrebbe posta a qualche esponente di sinistra. Per quel che mi riguarda ogni forma di rivendicazione politica che si pone al di fuori del diritto e fa ricorso alla violenza va condannata e combattuta”.

Verini: “Guardi che Cospito non è di sinistra. Si dichiara anarchico. E certi gruppi anarco-insurrezionalisti, che usano pratiche violente contro lo Stato per me sono nemici della sinistra e dei valori democratici. Detto questo sì: su questioni di principio è giusto impegnarsi indipendentemente dall’eventuale credo politico del detenuto”.

Approva la scelta presa dal governo Meloni sull’ergastolo ostativo?

Ostellari: “La misura approvata assume le indicazioni della Corte costituzionale e perfeziona un testo che già avevamo esaminato, pur mantenendo un regime più duro nei confronti di chi si macchia di reati gravissimi”.

Verini: “Sull’ergastolo ostativo in senso stretto il provvedimento ricalca quello votato dalla Camera a larghissima maggioranza nell’ultimo scorcio di legislatura. Avere tolto dall’ostatività i reati di corruzione associata è stata però una scelta molto grave. Ho l’impressione che questo governo non consideri per niente la lotta alla corruzione come una priorità”.

Il 41bis andrebbe rivisto?

Ostellari: “Non ritengo una priorità la revisione del 41 bis, che va mantenuto nella sua struttura sostanziale”.

Verini: “Il 41 bis è uno strumento fondamentale di contrasto alle mafie. Guai a indebolirlo. Lo abbiamo sempre detto e lo ripetiamo all’indomani della grande vittoria dello Stato e delle forze antimafia con la cattura di Messina Denaro. Ma credo sia giusto, una volta stroncati e impediti contatti con l’esterno, evitare eccessi afflittivi, a volte inutilmente punitivi”.

Il caso Cospito ci dice qualcosa anche sul sistema carcerario italiano?

Ostellari: “Al di là del caso specifico, ribadisco che il nostro sistema carcerario merita attenzione. Servono più personale di sorveglianza, più educatori, adeguamenti strutturali e una visione innovativa sul tema del trattamento, focalizzando l’impegno su lavoro in carcere e rieducazione”.

Verini: “Non solo il caso Cospito. Ce lo dicono i troppi suicidi. Ce lo dice il fatto che troppo spesso rieducazione e riabilitazione sono una chimera. Ce lo dice il sovraffollamento. Ce lo dice l’incredibile atteggiamento del governo che ha impedito la proroga per i ‘semi liberi’ che ora dopo due anni sono costretti a tornare a dormire nelle carceri.

Investire in umanità e rieducazione nel trattamento carcerario significa investire in sicurezza per i cittadini: chi dopo una pena esce riabilitato, con un diploma o un lavoro in mano non torna a delinquere”.

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