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Famiglia Santanchè, nuovi guai da una villa. l garantismo del governo: "Prima le carte"

Il ministro Lollobrigida sulla vicenda Visibilia: "Ha già detto che in caso di rinvio a giudizio agirà". Renzi si smarca: non chiediamo dimissioni come Conte e Schlein

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Milano Nuovi guai giudiziari per la ministra del Turismo Daniela Santanchè. Non solo le società del gruppo Visibilia, riferibili alla senatrice di Fdi fino al 2022, avrebbero incassato «indebitamente» circa 126 mila euro di contributi per la cassa integrazione a zero ore di 13 dipendenti, che invece avrebbero continuato a lavorare regolarmente. Mancherebbero anche all'appello anche altri 120 mila euro circa di contributi previdenziali non versati all'Inps, sempre nello stesso periodo, cioè da maggio 2020 a febbraio 2022. Sono le nuove accuse che emergono all'indomani della notifica da parte della procura di Milano dell'avviso di conclusione delle indagini con l'accusa di truffa ai danni dell'Inps per Santanchè, per Kunz D`Asburgo, il compagno che l`aveva sostituita come ad di Editore, e il collaboratore esterno responsabile della tesoreria Paolo Giuseppe Concordia (anche le due società, Editore e Concessionaria sono indagate ai sensi della legge 231 sulla responsabilità degli enti).

Da ieri poi c'è un'altra novità che riguarda il gruppo Visibilia: gli inquirenti, con il Nucleo Pef della Guardia di Finanza di Milano, indagano per riciclaggio sul caso della villa di Francesco Alberoni, acquistata da Dimitri Kunz D'Asburgo e da Laura De Cicco, moglie del presidente del Senato Ignazio La Russa. Gli inquirenti vogliono verificare se la plusvalenza da un milione di euro generata dalla compravendita (fu rivenduta a un'ora dal rogito all'imprenditore Antonio Rapisarda per 3,45 milioni di euro) sia servita per coprire, in parte, i debiti della galassia Visibilia. Laura De Cicco ha respinto la ricostruzione degli inquirenti, sottolineando come «la compravendita» sia «avvenuta tutta alla luce del sole».

Il governo di centrodestra è garantista e lo dimostra anche questa volta. Già due giorni fa, il ministro degli Esteri Antonio Tajani aveva sottolineato la necessità di aspettare i tre gradi di giudizio prima di prendere qualunque posizione in merito alla vicenda. Il ministro dell`Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida ha parlato di «valutazioni», ma solo dopo «aver visto i contenuti delle carte». «Peraltro- ha continuato l`esponente di Fdi - mi sembra che abbia già chiarito che, se eventualmente arrivasse un rinvio a giudizio, ne prenderebbe atto e agirebbe conseguentemente. Quindi, si tratta di aspettare quel tipo di passaggio». Anche Matteo Renzi, che del governo non fa parte, ha precisato le posizione d`Italia viva: «Noi non chiediamo le dimissioni. Noi siamo garantisti e non attaccheremo mai la Santanchè su questioni giudiziarie». E ancora: «Non siamo come quelli che chiedono le dimissioni di uno indagato perché è di un`altra forza politica», ha chiosato l`ex presidente del Consiglio. Il solito fronte giustizialista è invece capitanato da Giuseppe Conte che invita la premier Meloni a «farsi dare le carte» e ad «assumersi la responsabilità politica».

«Oggi si concretizza l`ipotesi di truffa aggravata ai danni dell`Inps per i fondi Covid a zero ore; ebbene Meloni era quella che durante il Covid ci attaccava in tutti modi per qualsiasi attività per proteggere il Paese», ha continuato l`ex premier giallorosso e gialloverde. Sulla richiesta di dimissioni si è posizionata anche la segretaria dem Elly Schlein che ha domandato alla Meloni «un passo indietro» del ministro del governo di centrodestra.

Ma il centrodestra, garantista, attenderà la Giustizia.

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