Interni

"Così ci siamo rovinati". L'ultimo atto del Pd, il partito che logora chi lo guida

La segreteria di Enrico Letta si chiude con un fallimento totale. Ora il Pd rischia di scomparire perché, dopo 15 anni, non ha ancora risolto i suoi problemi d'identità

"Così ci siamo rovinati". L'ultimo atto del Pd, il partito che logora chi lo guida

"Le amarezze e le ingenerosità le tengo per me". Enrico Letta lascia la segreteria del Pd con la stessa mestizia con cui aveva lasciato Palazzo Chigi nelle mani di Matteo Renzi. Tra circa un mese, i democratici avranno il loro decimo segretario nell'arco di un quindicennio di vita.

Che guidare il principale partito di centrosinistra italiano sia un lavoro logorante era chiaro a tutti, ma oggi Letta lo ha reso ancora più chiaro. "Il segretario del Pd non può passare tutta la sua giornata a mettere tutte le sue energie nella composizione degli equilibri interni e poi alla fine della giornata pensare a cosa dire agli italiani. Perché così siamo rovinati", ha detto Letta sottolineando che: "Il segretario deve pensare sin dal mattino a cosa dire agli italiani e a costruire un progetto che parli alla vita delle persone". E, in effetti, anche negli ultimi mesi la discussione si è incentrata più su temi astratti e lontani dai problemi reali. Le regole per le primarie, il congresso costituente, il voto online e il manifesto dei Valori non hanno nulla a che vedere con quelli che dovrebbero essere i temi centrali di un partito di sinistra: il lavoro, le bollette, le tasse, ecc... Ma, d'altronde il Pd, soprattutto quello di Enrico Letta, ci ha abituati a discussioni, dibattiti e comizi elettorali che riguardavano un altro Paese, non l'Italia. Durante tutta la campagna elettorale, per esempio, Letta ha parlato molto di più del premier ungherese Viktor Orban o del fascismo piuttosto che del programma elettorale del centrosinistra.

Allo stesso modo, oggi il Pd continua a guardarsi l'ombelico, senza capire che l'Italia e il mondo stanno andando in una direzione opposta a quella dei democratici italiani. Un partito che, dopo quasi 16 anni, ancora si divide ancora tra una sinistra riformista e una sinistra massimalista oppure tra chi guarda ai 5 Stelle e chi sogna ancora la vocazione maggioritaria di stampo veltroniano: ha chiaramente un serio problema di identità. La tragicommedia all'italiana sul manifesto dei Valori che non sostituisce, ma si aggiunge e aggiorna quello precedente del 2007 è il simbolo della crisi del Pd. Hanno definito 'processo costituente' un'operazione di maquillage politico, portata avanti solo per consentire il rientro degli esponenti di Articolo Uno. Quello che nascerà non sarà "un Pd nuovo", ma resterà il Pd di sempre: un partito nato-morto che è sopravvissuto in tutti questi anni solo grazie alla capacità di conquistare il potere anche quando perdeva le elezioni.

Ora che il Pd ha perso anche questa sua unica capacità, ha perso anche il motivo stesso della sua esistenza.

Commenti