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"Il M5S ha votato contro il salario minimo". Smascherata l'ipocrisia grillina

Bocciata la mozione del Terzo Polo. Richetti all'attacco: "Si introduceva il salario minimo a 9 euro come proposto dai 5 Stelle, ma hanno votato contro"

"Il M5S ha votato contro il salario minimo". Smascherata l'ipocrisia grillina

Il Movimento 5 Stelle specialmente nel corso dell'ultima campagna elettorale ha voluto incarnare uno spirito battagliero a difesa dei percettori del reddito di cittadinanza e a sostegno della proposta sul salario minimo, ritenuto un punto imprescindibile per "dare dignità" ai lavoratori. Ma alla prova dei fatti il M5S non ha fornito il proprio sostegno a una proposta che andava in questa direzione. Una domanda sorge spontanea: come mai i grillini, al governo dal 2018 al 2022, non lo hanno mai approvato? E ora si aggiunge anche l'incoerenza in Parlamento.

Il M5S vota contro il salario minimo

La doppia faccia dei 5 Stelle si è palesata alla Camera in occasione del voto di una mozione presentata dal Terzo Polo proprio sul salario minimo. Il risultato? Lo ha spiegato Matteo Richetti, deputato di Azione: "Il M5S ha votato contro. Così casomai chiedete a loro il perché. Con questa si introduceva il salario minimo a 9 euro come proposto da loro".

Su Twitter è arrivata la pronta risposta di Davide Aiello, capogruppo del Movimento in commissione Lavoro alla Camera, che ha voluto chiarire la presa di posizione del proprio gruppo: ha ribadito che la proposta dei grillini è quella di un salario minimo per tutti "e non, come scrivete voi, circoscritto ai soli settori non coperti dalla contrattazione collettiva o ai lavori saltuari".

L'intento della mozione è quello di impegnare il governo a giungere all'approvazione di una legge sulla rappresentanza che preveda la fissazione di un salario minimo legale "inderogabile" non inferiore ai 9 euro l'ora, al lordo degli oneri contributivi e previdenziali, per i settori che non risultino coperti dalla contrattazione collettiva. In sostanza si tratta dei lavori aventi carattere di saltuarietà.

Eppure è arrivato il "no". Così i 5 Stelle sono tornati in azione come da copione. "Calenda si era detto favorevole a istituire un salario minimo per legge, poi oggi, quando avrebbe potuto dar seguito alle sue ultime dichiarazioni, ha detto ai suoi deputati alla Camera di votare contro la nostra mozione per l'istituzione di un salario minimo legale", ha tuonato il capogruppo Francesco Silvestri. Lo stesso si può dire del M5S, che in televisione si ostina a vantare di possedere lo scettro di promotore esclusivo del salario minimo.

Il piano del governo

Ieri l'Aula di Montecitorio ha approvato la mozione della maggioranza che si oppone all'introduzione del salario minimo. Il via libera è arrivato con 163 sì, 121 no e 19 astenuti. Tra questi rientrano i deputati del Terzo Polo, che hanno lasciato uno spiraglio aperto poiché si ritiene positivo il fatto che si prenda in considerazione il recepimento della direttiva europea.

Il testo di maggioranza approvato impegna il governo a raggiungere l'obiettivo della tutela dei diritti dei lavoratori non con l'introduzione del salario minimo, ma attraverso iniziative specifiche come ad esempio l'estensione dell'efficacia dei contratti collettivi nazionali "comparativamente più rappresentativi" e il contrasto dei cosiddetti contratti pirata "in favore dell'applicazione più ampia dei contratti collettivi".

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