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Meloni accelera sul "sindaco d'Italia"

Venerdì il premierato in Cdm: "Accompagneremo il Paese nella Terza Repubblica"

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E allora ecco a voi il premier scelto dal popolo, una specie di super sindaco d’Italia, il presidente eletto direttamente dalla gente e non dal palazzo: questa la mossa di Giorgia per provare a passare «alla storia» stabilizzando un sistema da sempre traballante.

«Abbiamo sulle nostre spalle- annuncia- una responsabilità enorme, consolidare la democrazia dell’alternanza e accompagnare finalmente il Paese, con la riforma costituzionale che il governo intende portare avanti, nella Terza Repubblica».

Un progetto ambizioso, difficile, contrastato, che venerdì arriverà sul tavolo del Consiglio dei ministri e che intanto la Meloni anticipa in un messaggio alla convention della Dc. L’idea è di avere a Palazzo Chigi compagini più forti, più europee, meno esposte ai venti spesso tempestosi delle maggioranze.

Come? Ad esempio, con il premierato, cioè l’elezione diretta del presidente del Consiglio, accompagnata da una riforma in senso maggioritario delle legge elettorale e, visto che qui i governi durano in media un me». Un centrodestra moderno, 2.0, secondo la premier ha le carte in regola per guidare una riforma costituzionale di simile portata.

Qui il confronto con la Democrazia Cristiana, che Gianfranco Rotondi ha riunito a Saint Vincent, le viene naturale. «Oggi aspiriamo ad essere la sintesi di tutte le idee maturare nell’albero della tradizione conservatrice e cristiano-liberale». Dunque, un nuovo partito Stato?

Un’altra Balena Bianca? Per la Meloni è «riduttivo definire la Dc un partito di centro», visto che, sia pure in un ambito internazionale molto diverso da oggi, ha rappresentato «uno dei due blocchi» del sistema politico.

E se l’altro era quello comunista, piazza del Gesù «ha avuto la lungimiranza di sposare la scelta occidentale, dando voce ai corpi intermedi, alla borghesia produttiva, ai ceti popolari». Che sono i settori a cui dice di rivolgersi pure lei. «La Democrazia Cristiana è stato un movimento politico di massa, ancorato a temi nei quali gli italiani si sono riconosciuti per decenni e che ha consentito quel miracolo economico che ha dato modo al Paese di rialzarsi dalle macerie del dopoguerra e di diventare una potenza economica a livello globale».

I tempi sono cambiati, il Muro è caduto, «la fase storica è irripetibile», però insomma, la Giorgia neo moderata si propone così. «Il nostro è un centrodestra dinamico e moderno, che fa tesoro delle diversità ed è capace di governare con realismo, concretezza e competenza, portando avanti un programma chiaro è basato sui valori». Che sono, elenca, «famiglia, patria, libera impresa, sussidiarietà, appartenenza all’Occidente, che affondano le radici nella storia e ci vedono distanti e alternativi alla sinistra».

Per questo motivo, conclude, chi viene dalla tradizione della Dc «non può non stare nel centrodestra«.

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